Dal 30 marzo nei cinema il film «Liscio» di Claudio Antonini
Liscio come "scorrevole", come ritmo musicale che si differenzia da quello sincopato, oppure liscio come un tipo di tango ripulito dalle figure ritenute volgari? Ma una cosa è certa: in Romagna, questa danza, che riunisce valzer, polka e mazurka, ha spopolato fin dai nobili balli di Corte delle dinastie europee dominanti. E ciò che più di tutto ha reso popolare il liscio è la possibilità che offre alle coppie innamorate di abbracciarsi e di sentirsi più vicine mentre danzano. Il liscio rievoca i sentimenti, le parole semplici e spontanee, la vita tradizionale della provincia. Proprio quello che permea le atmosfere del film "Liscio" di Claudio Antonini, interpretato dal Laura Morante, nel ruolo di una cantante che dal genere liscio passa al jazz, e con un cammeo di Massimo Ciavarro. Grazie alle esecuzioni di Riccardo Tesi, Gianni Coscia e Gianluigi Trovesi, definiti da Umberto Eco musicisti che «all'angolo della strada come in una sala di concerto si troverebbero a loro agio», Laura Morante ha inciso persino il suo primo disco da cantante jazz. In "Liscio", nelle sale dal 30 marzo distribuito dalla Emme Cinematografica, si narra di Monica, madre imperfetta con una confusa vita sentimentale, disseminata di errori, e cantante di una variopinta orchestra di liscio, fondata da suo padre Orfeo. I conflitti con Raul, il figlio dodicenne di Monica, nascono quando la donna decide di abbandonare il liscio per seguire un percorso musicale diverso. Ma per Raul la vita delle balere è legata alla tradizione familiare, quella dove vorrebbe far approdare sua madre. Eppure, per la Morante madre dell'attrice Eugenia Costantini (sul grande schermo con "Manuale d'amore" nell'episodio con Carlo Verdone), «il genitore più nocivo è quello perfetto. Monicelli dice che il padre ideale è quello che scompare presto. Se i nostri figli ci disapprovano è solo un processo naturale, indispensabile per la loro crescita. Mia figlia Eugenia fa l'attrice e sono sicura che alla fine diventerà migliore di me. A modo suo e senza imitarmi. E pensare che all'inizio non voleva ammettere di voler fare il mio stesso lavoro. Non voglio essere una madre amica. E non credo nemmeno che siano utili o indispensabili i dialoghi: con i figli più che le parole conta la gestualità. Ci sono genitori che parlano troppo con i loro figli ma, magari, non li coccolano mai, non li toccano mai». Anche per il regista Claudio Antonini, che con questo film ha vinto alla Festa del Cinema di Roma il premio Alice nella Città, «Monica non è certo perfetta. Fa la cantante di liscio nell'orchestra che era stata di suo nonno e ogni tanto, anzi spesso, essendo una donna sola, ospita nella sua camera qualche amante di passaggio. Mentre il dodicenne Raul (Umberto Morelli), figlio di Monica vorrebbe trovare un compagno fisso alla madre». La sua scelta cadrà sull'affidabile professore di musica (Antonio Catania) e così il ragazzino farà di tutto perchè i due s'incontrino. Questo, nonostante i due suoi amici del cuore lo prendano in giro per il provocante abbigliamento intimo della madre. E nonostante si ritrovi coinvolto nella sua prima impacciata esperienza amorosa con una coetanea (Giorgia Brunaccini). Laura Morante ha un passato di ballerina e una passione per la musica al punto da «recitare una parte come fosse una partitura, in armonia con gli altri strumentisti. Come attrice, credo molto al ritmo e poco nella psicologia. Eppure, ho un rapporto strano con il ritmo e anche quando facevo la ballerina ero sempre terrorizzata di non entrare nel ritmo giusto. Non è la prima volta che canto in un film. Ho fatto la cantante rock in una pellicola portoghese ("To the Bitter End", 1991) e anche la cantante lirica in "Corps Perdus" di Edoardo De Gregorio (1988): due film che però non sono mai usciti in Italia. Mi piace canticchiare, soprattutto le canzoni delle mondine e i brani semplici». Intanto, a Roma, dal 3 al 7 aprile, è attesa la rassegna cinematografica intitolata "Laura Moran