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Le «Lezioni» di Francesca Archibugi nel fascino antico dell'India amata dai giovani

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FRANCESCA Archibugi in India. Con due adolescenti romani che vi sono approdati come se avessero tentato di spiccare un volo. Da tutto, dalla scuola, che li ha visti bocciare entrambi all'esame di maturità, dalle famiglie in cui, pur amati e compresi, sembrano sentirsi a disagio. Sono molto amici fra loro anche perché li unisce l'ozio e la mancanza totale interessi. Uno, Apollonio detto Pollo, è figlio di un anziano antiquario ebreo, l'altro, Marco detto Curry forse per scherzare con il soprannome del primo, è di origini indiane ed è stato adottato da una coppia di bravi borghesi. Sono queste sue origini ad avere indirizzato in India i due amici ma qui, appena arrivati, atoni e distratti come sono, si fanno subito derubare di tutto quello che hanno e se la cavano (un po') solo perché si prende cura di loro Chiara una ginecologa italiana sui trent'anni associata ai Medici senza frontiere. Accade però che Pollo se ne innamori inducendola a cedergli anche se sposata con un medico scozzese e se è incinta. Solo una fiammata, comunque, che non appena Marco, andato a cercare la sua vera madre e trovata invece una sorella, non impedirà entrambi di tornarsene a casa avendo almeno imparato qualcosa con quel loro volo tanto lontano. Francesca Arghibugi, però, che si è scritta il testo con Doriana Leondeff, si è tenuta abilmente lontana sia dalle dimostrazioni retoriche sia da una didattica facile. Ha studiato, con l'esperienza che ha in argomento, i caratteri dei suoi due adolescenti, li ha affiancati a quello, egualmente approfondito, della ginecologa, dosandone con finezza quell'amore fugace anche se intenso e, senza tentare parallelismi scoperti, ha felicemente svolto contemporaneamente a questo studio, quello delle due coppie di genitori rimasti a Roma, ciascuno con il suo segno e il suo colore. Mentre, nella rappresentazione dell'India attorno alla vicenda, è riuscita sempre ad evitare non solo il folclore, ma anche il semplice color locale, sostituendoli con sapori di cronaca coloriti quel tanto che bastava per farli sentire quasi solo visti dai due giovani e sprovveduti viaggiatori. Con immagini asciutte, perciò, animate sempre da un realismo solo descrittivo e in genere tranquillo, anche nei passaggi più bruschi (un parto, ad esempio, senza veli, in primo piano). Tra i meriti, anche l'interpretazione. Non solo in Giovanna Mezzogiorno, nel personaggio turbato però sempre molto deciso di Chiara, ma anche nei due esordienti diciottenni: Andrea Risi, il figlio del regista Marco, nelle increspature intense di Pollo, Tom Angel Karumathy, l'indiano adottato. Spiccano, fra i genitori, Angela Finocchiaro, la mamma di Marco, e Flavio Bucci il padre di Pollo. Con l'autorità abituale.

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