«Che schifo i ricattatori e le donne bugiarde» Intanto sogna il cinema
«Entro in camerino, e scopro questa ragazza che si era fatta chiudere in bagno dalla sera prima, e solo per conoscermi. Non era neppure una minorenne, ma una donna che avrebbe dovuto ragionare. Un'altra volta arriva questa sedicente speaker di una radio privata. A metà dell'intervista si blocca e mi rivela: "non sono una giornalista, ma dovevo trovare un modo per incontrarti"». La morale: «Atteggiamenti così fanno paura, una donna che finge in modo tanto disinvolto è capace di qualunque cosa. Non ti puoi fidare». Sopratutto di questi tempi in cui «devi fare attenzione alle scappatelle, e difendere la privacy è diventata un'impresa. Quando pubblicarono certe mie foto scomode mi incazzai: l'avessi saputo, almeno mi sarei fatto bello, o le avrei fatte scattare a qualche mio amico. Questi invece ti ricattano, ed è inaccettabile, vergognoso». Sarà per questo che oggi Biagio Antonacci predica cautela nei rapporti sentimentali. E lo fa con un nuovo cd scritto e suonato di getto, questo "Vicky Love" che esce oggi, e che segue lo stratosferico successo dei due "Convivendo", i dischi a puntate che un paio di anni fa gli garantirono (anche grazie a una politica di prezzi contenuti) vendite per un milione e 200mila copie. «Il titolo fa pensare a una figura femminile, ma va interpretato come "la vittoria dell'amore". In senso però epidermico. Non canto la fedeltà a vita, ma la passione, l'attrazione della pelle tra anime che a tratti si respingono. Non c'è nulla di male a lasciarsi contagiare dal virus dell'erotismo, dalle storie di una notte. E se un giorno mi legherò in modo serio, vorrò sposare il "concetto logico" del matrimonio, come dico in una canzone. Lavorerò sull'idea dello stare insieme quotidiamente, piuttosto che sull'infatuazione per una persona». Pensieri e parole che il cantautore milanese ha tradotto in un cd dove si è preso qualche libertà artistica, come «cambiare tempo a metà di un brano, alla faccia delle leggi radiofoniche, o giocare con lunghe "code" strumentali, quelle che ci facevano sognare negli anni Settanta». Tra scherzi rock'n'roll ("Giù le mani capo" è un curioso inno antimobbing, dedicato a quei giovani «che con una punta di incoscienza riescono a licenziarsi anche con la precarietà di oggi») ballatone pop ("Lascia stare") e almeno tre cose molto riuscite: le trasognate "Non sei più qui" (composta, confida, tenendo in mente lo Springsteen più folk), "C'è silenzio" e sopratutto la gitana "Sognami", prevedibile hit estivo, nata in un'osteria bolognese dietro casa di Biagio assieme ai Martirani Gypsy Swing. E ancora, "Fotografia", una traccia "fantasma" «incisa 15 anni fa con la vecchia tecnologia del Dat, e lasciata così com'era». Antonacci opta per il racconto «dell'eterno gioco di un uomo e una donna che si attraggono e respingono» perché è convinto che i temi sociali siano un punto di non ritorno per la musica: «Di Sanremo ho apprezzato gli hip-hop all'italiana di Moro e Cristicchi a Sanremo, ma cosa faranno ora quei due? Di cosa potranno occuparsi dopo la mafia e i matti? E poi Simone deve fare ancora un po' di strada. Ma non rimpiango di averlo in qualche modo lanciato facendolo salire sul mio palco per la canzone che mi aveva ironicamente "dedicato": da allora è diventato un mio spot vagante. Comunque, di disagio mentale io parlavo già anni fa in "Angela". Niente di nuovo». In ogni caso, il Nostro non trova robute motivazioni per ributtarsi nella mischia, «in un'epoca», spiega, «in cui tutti siamo sconfitti. Subiamo quasi rassegnati guerre sanguinose, mentre la politica non ci appassiona. Chi è disposto a grandi battaglie per i Dico? Ai tempi del divorzio, invece, ero terrorizzato dall'eventualità che i miei genitori si separassero». In "A volte" però rivela che "Bella ciao" gli fa venire i brividi "anche se non la canto mai". «Non mi sono mai schierato: a Rozzano, dove vivevo da ragazzino, il massimo del coinvolgimento era sabotare le macchinette dei biglietti sul tram per Milano. Ma "Bella ciao" ha qu