Visto dal critico
Ricordi e nostalgie di un ribelle di Queens nel cult di Montiel
,Shia LaBeouf, Chazz Palminteri, Dianne Wiest, Channing Tatum, Rosario Dawson, Stati Uniti, 2006. DITO, uno scrittore affermato, torna dalla California a New York, che ha lasciato vent'anni prima. Ve l'ha richiamato la madre: sta male suo padre con cui non aveva avuto più rapporti perché contrario alla sua partenza a suo parere immotivata. Dito, invece, anche se incompresi, i suoi motivi li aveva avuti. Astoria, la zona dei Queens dove viveva, era infestata da bande giovanili dedite alla violenza omicida. Dito, in mezzo, si era trovato una ragazza e un amico cui si era molto legato ma un seguito di circostanze avverse e, attorno, quel degrado sociale cui nessuno sembrava poter porre rimedio, avevano finito per indurlo a tagliare i ponti con tutto e con tutti, dedicandosi presto, a Los Angeles, alla scrittura, con successo. Nel film si parte proprio da questo successo cui va incontro un romanzo autobiografico di Dito Montiel che, rielaborato, gli è servito per esordire ora sullo schermo. E la sua regia è stata premiata l'altr'anno al Sundance Festival e un altro premio l'ha ottenuto a Venezia,nella Settimana della Critica. Il racconto l'ha costruito su due piani: l'adolescenza nei Queens, al passato, e il suo ritorno a casa, al presente. Questi due piani, però, con felicissima trovata, non li ha mai risolti distaccandoli l'uno dall'altro, ma, al contrario, tenendoli uniti come climi e immagini, senza l'espediente scoperto del flash-back. In questi climi, e con queste immagini, ricostruendovi in mezzo una storia che, pur con sicura autonomia, evoca quelle già sorprese da Martin Scorsese nelle sue "mean streets", rappresentandola con una tale autenticità di accenti, di modi, di situazioni e di dialoghi da indurci subito a pensare, ma sempre con la stessa autonomia, ai migliori film fra i Sessanta e i Settanta di John Cassavetes: quei fatti che, mai finiti, sembrano nascere lì di fronte alla macchina da presa, quelle facce cui bastano pochi tocchi per indicare i caratteri che lo presuppongono e le fisionomie che le determinano. Per arrivare a questi risultati bisognava puntare molto sulla recitazione e anche qui Montiel ha vinto la scommessa ricorrendo, per i personaggi degli adolescenti ad autori giovanissimi ma di sicuro talento (Channing Tatum, Shia LaBeouf, Peter Tambakis) e, per quelli adulti, ad interpreti della tempra di Robert Downey Jr., Dianne Wiest, Chazz Palminteri. Perfettamente equilibrati fra loro.