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«Borat», film comico politicamente scorrettoIl regista Larry Charles dirige Sacha Baron Cohen in una serie di esilaranti gag

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IL COMICO inglese Sacha Baron Cohen manda in pensione il personaggio del rapper Ali G (da noi famoso soprattutto per un video con Madonna) e si trasforma nel giornalista kazako Borat Sagdiyev. Baron Cohen è un praticone di quella comicità solo apparentemente semplice che miscela battutacce volgari, scene surreali e una profonda, inestinguibile, tristezza. Forse non lo ammetterà mai, ma è un grande estimatore prima di tutto dell'ultimo Fellini e probabilmente anche di Roberto Benigni. E questo senza voler fare ingenerosi paragoni. Baron Cohen è anche un personaggio soprattutto televisivo che tenta, con questa pellicola, il salto verso il grande schermo. Il risultato è un film composito, che si presta a innumerevoli chiavi di lettura. La scusa di tutto è il viaggio di questo giornalista di una piccola nazione verso i mitici Stati Uniti. La leva della comicità è quella classica del provinciale che si avvicina alla grande metropoli: le luci lo abbagliano, i complessi rapporti umani lo confondono, le sue abitudini lo rendono ridicolo e lo emarginano. Ci sono situazioni e battute di sconcertante irriverenza, soprattutto contro le comunità ebraiche, (Baron Cohen è ebreo, altrimenti non se le potrebbe permettere), vengono presentate scene di sfrenata volgarità, si materializzano gag contro le donne, la loro emancipazione e indipendenza, che sembrano uscite da qualche b movie (anche italiano) degli anni Settanta. A fare le spese delle frecciate, anzi, dei colpi di maglio del comico non sono certo gli ebrei e nemmeno i kazaki che, con il film, tutto sommato, hanno ben poco a che vedere, e nemmeno le attiviste delle pari opportunità. A prendere le bordate è soprattutto lo stile di vita occidentale, frenetico, incoerente, ipocrita, dove il rispetto per le minoranze è solo di facciata, dove le persone si dichiarano tutte indistintamente contro ogni tipo di intolleranza, ma quando trovano qualcuno effettivamente estraneo ai loro modi e alle loro abitudini si affrettano a chiudergli la porta in faccia. La pellicola, vietata ai minori di 14 anni, giustamente, visto che per comprendere certe forme di ironia occorre un po' di maturità, è girata come un film-verità (con inquadrature imprecise e immagini sfocate, secondo la moda lanciata, ormai tredici anni fa, da «Clerks), e non mancherà di piacere soprattutto ai giovani (dei quali Sacha Baron Cohen è un idolo).

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