Visto da fuori
Non mi riferisco al verdetto ufficiale del Festival di Sanremo 2007: Simone è il trionfatore nel mio cuore. Amo "Ti regalerò una rosa", perché descrive con sensibilità l'universo dei malati di mente, popolato da persone di grande umanità troppo spesso dimenticate. La musica è un linguaggio universale comprensibile a tutti in una società liquida nei rapporti interpersonali, dove un uomo che muore fa lo stesso "rumore" di un oggetto che cade a terra. In un'epoca di egoismo diffuso, ben vengano canzoni sulla dignità umana. Al Festival di Sanremo ho ascoltato brani coraggiosi. "Nel perdono" di Al Bano parla di un atto considerato sintomo di scarso coraggio. Perdonare non è semplice: occorre notevole forza d'animo, perché prima di concedere il perdono bisogna elaborare il dolore. Anche la disoccupazione improvvisa a cinquant'anni denunciata da Fabio Concato in "Oltre il giardino" ha impatto sociale: è finita l'era del posto fisso, però la libera professione ha generato stimoli vigorosi, ma instabilità e ansie altrettanto forti. Tutti noi che lavoriamo nello spettacolo ci rispecchiamo nell'esistenza in bilico fra successo e fallimento descritta magnificamente da Milva in "The Show Must Go On". Il testo di Giorgio Faletti è una metafora sulla vita: a dispetto dei sogni irrealizzati, non bisogna mai smettere di lottare. Ho apprezzato la doppia chiave di lettura di due canzoni contro la mafia: la struggente "Pensa" di Fabrizio Moro, meritevole trionfatore fra i Giovani, e la scanzonata, ma non meno efficace, "La paranza" di Daniele Silvestri. Grandi elogi anche per la contaminazione fra atmosfera felliniana e suggestioni alla Gabriella Ferri del brano "Il terzo fuochista" di Tosca e per la deliziosa "Ninna nanna" di Mariangela. Giudizio universale sui conduttori: Pippo Baudo s'è confermato un immenso professionista e Piero Chiambretti ha sfoggiato la sua impagabile sagacia. Di Michelle Hunziker non mi piaciuto solo il primo abito: è stata elegante, brava, solare e ironica. A parte Ficarra e Picone, che hanno rappresentato al meglio la mia amata Sicilia, e Insinna, che non ho visto, i comici sono stati l'unico neo di questo Festival di Sanremo: comicità non fa rima con volgarità, me l'ha insegnato il grande Corrado. Si parla di società violenta: oltre a quella fisica, c'è una violenza verbale altrettanto pericolosa, perché può legittimare comportamenti estremi. Si può ridere di tutto e su tutti, ma senza scadere mai nella volgarità.