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Un manuale per ridere senza complicazioni

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«Manuale d'amore 2» ha un grande pregio: un Sergio Rubini bravissimo. Quando, molti anni fa, Federico Fellini scelse come protagonista del suo «L'intervista» un giovanotto magrolino pugliese, praticamente sconosciuto (era il 1987), qualcuno si chiese che santi aveva in paradiso quel Rubini. E invece no, il grande maestro di Rimini, come sempre, aveva visto giusto. Rubini aveva qualità notevolissime, che ha saputo coltivare e oggi, in questo «Manuale», dosa con mano da maestro. Interpreta il ruolo di un omosessuale, con i suoi problemi, i suoi dubbi, i suoi entusiasmi, sfoderando un'abilita che nulla ha da invidiare a quella di Richard Burton, gay assillato dall'alopecia, in «Quei due», del 1969. Rubini, come sempre lontano dal clamore del gossip, ha messo a punto la sua parte e davanti alla macchina da presa fa fruttare la sua preparazione. Nel futuro saprà ancora come stupirci. Per il resto, questo «Manuale 2» ha poco da insegnare: è una commedia, è del tutto slegato dal primo film e richiama, senza pretese, la tradizione delle pellicole a episodi. Strizza l'occhio ad alcune tematiche sociali: dai Pacs alla procreazione assistita, ma affrontandole con voluta superficialità. Rimpiangiamo Sordi e la Vitti, e questo è quasi inevitabile, ma certe volte ci si sente costretti a rivalutare anche Buzzanca e la Antonelli. La Bellucci fa quello che prevede la sua parte: la mera presenza. Scamarcio, che in altri ruoli ha saputo dare di più, quando la Bellucci-fisioterapista gli massaggia la coscia con il mignolo che casualmente scivola verso l'inguine, si surriscalda. E che altro dovrebbe fare? La Bobulova interpreta, senza troppa convinzione, la parte di un'aspirante madre alle prese con l'inseminazione artificiale. Fabio Volo, se per i film si dessero le pagelle come per il calcio, meriterebbe un risicato 6. Quello di Verdone, comunque sempre bravo, è poco più di un cammeo. Chi vuole farsi due risate senza troppe complicazioni resterà soddisfatto. Quelli che pretendono qualcosa di più è meglio che cambino film.

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