Era il paladino dei poveri e dei diseredati Fece scalpore rivelando i suoi amori terreni
Così, più di 50 anni fa, il 31 gennaio 1954, iniziava l'accorato appello dell'Abbè Pierre dai microfoni di Radio Lussemburgo. Quella stessa notte, come ogni notte, duemila anime perse intirizzite dal freddo e senza nulla da mangiare vagavano lungo i marciapiedi della Villa Lumiere. Il grido di dolore per l'esercito dei senza tetto scatenò l'Insurrezione della bontà. La Francia rispose generosamente alla chiamata dell'abate. E un fiume di denaro affluì alla casse della Comunità Emmaus il movimento degli Stracciaioli-Costruttori fondato dall'Abbè Pierre nel 1949. Il prete più amato dai francesi ha concluso la sua lunghissima vita terrena. «Padre attendo da tanto tempo di vivere alla tua presenza che è amore» scrisse nella sua "Lettera a Dio" del 4 ottobre 2005. «L'Abbè Pierre ha raggiunto il Padre» sottolineava ieri commosso il presidente dei vescovi francesi, l'arcivescovo di Bordeaux, cardinale Jean-Pierre Ricard. Il paladino dei poveri e dei diseredati ha proseguito, fino all'ultimo, il suo apostolato. E il suo movimento continuerà «ad operare nel suo nome dal momento che la precarietà e la mancanza di alloggi restano preoccupanti, in Francia come in altri Paesi» ha spiegato ancora il cardinale Ricard. Dichiarazioni ufficiali, dal Vaticano, ancora non sono arrivate. Benedetto XVI potrebbe ricordare l'Abbè Pierre domani all'udienza generale, magari nei saluti ai pellegrini francesi. Qualcuno ora lo ricorderà come un prete scomodo, un provocatore, un grande scuotitore di coscienze. È stato un personaggio carismatico, un giusto, un semplice che ha scelto di vivere dalla parte dei semplici e dei derelitti. Come Madre Teresa di Calcutta, don Helden Camara, padre Alex Zanotelli. Missionario nelle strade delle banlieue francesi: così se lo ricorda Padre Enzo Bianchi che ha condiviso con lui negli anni Sessanta l'esperienza pastorale. «Abitavamo nella periferia di Rouen. Era il 1965. Allora non c'erano dei progetti di carità specifici da portare avanti, vivevamo assieme alla povera gente in baracche lungo il fiume. Andavamo alla ricerca di stracci e svuotavamo cantine. Stavamo assieme a un gruppo di quindici persone, ex alcolisti, alcuni provenivano dalla Legione Straniera, altri barboni. L'Abbè Pierre li aveva radunati e faceva con loro la vita del mendicante, povero tra i poveri». C'è un'immagine che padre Bianchi non dimenticherà mai: «L'Abbè Pierre che restava solo in preghiera in mezzo a mucchi di rottami e stracci raccolti nelle cantine. Restava ore e ore assorto, sereno con lo sguardo sul tramonto». Testimone di carità, matita di Dio come Madre Teresa, si diceva. Ma con un cammino diverso e una personalità complessa, sorprendente, rivoluzionaria. Nel suo libro di memorie uscito qualche anno fa «Mon Dieu...pourquoi?» il fondatore di Emmaus confessò candidamente di aver avuto relazioni sessuali con una donna, quando era già ordinato sacerdote: «Mi è capitato di cedere al desiderio sessuale in modo passeggero. Ma non ho avuto mai un legame regolare, perchè - osservò - non ho lasciato che il desiderio sessuale prendesse radici». Nel libro l'Abbè affronta anche altri temi-tabù in seno alla Chiesa dal sacerdozio delle donne, al riconoscimento delle coppie omosessuali attraverso un'unione, ai preti sposati. «Conosco dei preti che vivono in concubinato con una donna che amano da anni e continuano ad essere buoni preti. Sono convinto che è necessario che esistano dei preti sposati e dei preti celibi che possano consacrarsi alla preghiera e agli uomini». E sulle coppie omosessuali: «Capisco il desiderio sincero di numerose coppie omosessuali, che spesso hanno vissuto il loro amore nell'esclusione e nella clandestinità di farlo riconoscere dalla società». Controcorrente anche sulla questione del sacerdozio femminile: «Non ho mai capito perchè Giovanni Paolo II e il cardinale Ratzinger avevano affermato che mai l