Una biografia a quarant'anni dalla morte
Arcana) di Renato Tortarolo e Giorgio Carozzi (cugino di Tenco), in uscita il 23 gennaio, a quattro giorni dal quarantennale della scomparsa del cantautore. «Tenco era di una bellezza incredibile, un uomo di una straordinaria modernità - spiega Tortarolo, giornalista del Secolo XIX - Abbiamo di lui un'immagine triste. Ma Tenco era un rivoluzionario per la sua epoca, sotto molti punti di vista». Il libro nasce dunque dalla «necessità di non farsi abbracciare mortalmente dalla solita figura plumbea di un uomo che alla fine si uccide - continua Tortarolo - Tenco era un grande musicista. Ho scoperto - aggiunge - che con Dossena, produttore di "Ciao amore ciao", stava studiando come uscir fuori dall'avviluppo mortale della musica cantautoriale». L'autore ha raccolto numerose testimonianze, da Claudio Baglioni a Renato Zero, da Enzo Jannacci a Gino Paoli. «Tutti mi hanno detto che era uomo che si innamorava di qualsiasi idea con una passione indescrivibile». Nel libro è pubblicata anche una lettera inedita del 1960 al discografico Nanni Ricordi, in cui Tenco chiedeva di non usare il suo nome nei dischi «essendo io iscritto alla Facoltà di Scienze Politiche e, ciò che più importa, ad un partito politico, il Psi, in cui sono candidato ad assumere incarichi di una certa responsabilità». Viene inoltre svelato il suo grande amore, che non era Dalida, ma una ragazza di nome Valeria. Poi Carozzi, nella seconda parte, racconta «le inevitabili storture dell'inchiesta» sulla morte dell'artista. Perchè si è ucciso? «Secondo molti è stata una sfida - risponde Tortarolo - o magari aveva preso un antidepressivo. Lucio Dalla, che era nella stanza accanto alla sua a Sanremo, non ha mai voluto parlare di quella sera».