di STEFANO MANNUCCI DUE LIPPI hanno movimentato la stagione mediatica 2006.
L'altro, Claudio, stufo delle risse al saloon "Buona Domenica", ha preso cappello e si è congedato prima che volassero le bottiglie di bourbon. Un gesto variamente commentato: qualcuno lo ha definito un "pentito del sistema", altri un "dissociato", neanche fosse un brigatista. I più si sono limitati a contestargli la tardiva resipiscenza, dopo stagioni in cui si mascherava da bizzoso Canguretto («Ma erano sketch innocui dedicati ai più piccoli, e poi anche i maestri del genere si sono a volte mascherati: ricordo Arbore e Benigni fare a borsettate vestiti da donne»). Di certo, ci ha rimesso parecchio di suo: poteva attendere l'estinzione naturale del trash, invece si è giocato il contratto Mediaset invocando una strada etica per i palinsesti. Quando ha chiesto al pubblico di spegnere per cinque minuti di protesta domenicale, avrebbero risposto (c'è contestazione sui numeri) in un milione e mezzo: dieci punti di share in meno. Un Savonarola catodico o un Don Chisciotte? C'è il rischio, sottolinea lui, che «proprio come con gli scandali del pallone, si faccia tanto rumore per quasi nulla. Che il mondo della televisione si autoprotegga senza espellere il marciume: e sarebbe connivenza, una resa ai potentati impresariali e a chi organizza in laboratorio la volgarità. Dico anche ai pubblicitari: vi conviene affollare gli spot dopo una bestemmia, una parolaccia mascherata ma enfatizzata da un "bip", proporre un prodotto dopo una zuffa verbale?». Per impedire che le acque della normalizzazione si richiudano dietro di lui, Lippi ha convocato, martedì 23 gennaio in Campidoglio, gli stati generali della televisione: un primo convegno intitolato, appropriatamente "Dalle parole ai fatti". Interverranno il presidente della Commissione di vigilanza Rai Mario Landolfi, il responsabile del Comitato tv e minori Emilio Rossi, il Garante della Comunicazione Corrado Calabrò. Più i vari gruppi di pressione: l'Osservatorio dei Minori, il Moige, il Movimento dei Cittadini. «Ma ho invitato tutti: colleghi, registi, produttori, direttori generali dei network e delle reti. A questo tavolo non si lanceranno accuse, bensì studieremo soluzioni per correggere la rotta. Per capire a chi giovi la spasmodica ricerca dell'audience, ospitando la signora Franzoni che alle cinque di domenica racconta del cervello del figlio che gli era rimasto tra le dita, o intervistando una schiava del sesso che rivela le sue esperienze mentre davanti al video ci sono i ragazzini. Spero partecipino tutti gli operatori: le assenze faranno clamore». Sul fronte Rai, il dg Cappon ha già annunciato forfait, e chissà cosa deciderà il titolare di Canale 5, Massimo Donelli. «Persona sicuramente preparata, ma che all'indomani del mio abbandono di "Buona Domenica" dichiarò: "in diretta può accadere di perdere il controllo, l'importante è che le liti e gli insulti non siano preconfezionati". Ma se Sgarbi e la Mussolini li mettevano apposta l'uno contro l'altra, a loro insaputa...». Lippi non vuole lasciare nulla di intentato: e prima della sua definitiva "scesa in campo" contro la tv volgare andrà a chiarirsi le idee proprio dal Garante, dopodomani. «Con Calabrò vorrei studiare strade normative efficaci per salvaguardare la moralità dei palinsesti. Perché non sospendere le concessioni ai programmi più sconci? Quanto alle multe, ora paiono più che altro simboliche. Una bestemmia in fascia protetta può valere centomila euro, ma un autore spregiudicato potrebbe prevederla in conto spese, pur di guadagnare share. Si dirà: la tv è lo specchio della realtà. Vero, ma non costruiamoci sopra lo scenario increscioso. I nostri ragazzi vanno tutelati da certi linguaggi e da certe visioni. Retequattro non manda in onda l'immagine del malore di Berlusconi, ma allora perché insistere su Saddam con il cappio al collo? Occorre cautela, senza censurare. E se i tg hanno delle necessità di cronaca, l'intrattenimento non può soccombere alle strategie di autori