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di GIAN LUIGI RONDI BOBBY, di Emilio Estevez, con Sharon Stone, Demi Moore, Bob Hopkins, Harry Belafonte, ...

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Emilio Estevez, un regista anche attore di una certa fama, racconta qui quella notte animandola di una ventina e più di personaggi di contorno: alcuni ospiti dell'albergo, altri intenti lì a lavorare, altri ancora scelti nel gruppo incaricato di seguire la campagna elettorale del candidato. Caratteri e casi che, pur raramente intrecciandosi, si svolgono tutti in parallelo, per confluire, con conclusioni diverse, alcune anche drammatiche, al momento dell'assassinio. C'è il vecchio portiere (Anthony Hopkins) che gioca a scacchi con un collega in pensione (Harry Belafonte). C'è la parrucchiera (Sharon Stone), con problemi coniugali. C'è una cantante alcolizzata (Demi Moore) che dovrebbe presentare Bob Kennedy alla festa in suo onore. L'affiancano un anziano gentiluomo afflitto da una depressione (Martin Sheen, l'attore padre del regista), la moglie di questi, molto più giovane di lui (Helen Hunt), la futura sposa di un giovane che, senza amore, si unisce a lei per evitare di andare in guerra nel Vietnam e tanti altri spesso solo accennati, all'insegna della formula «gente che va, gente che viene» resa celebre dal film anni Trenta con Greta Garbo e Joan Crawford. Estevez quel film lo fa citare apertamente, però il suo racconto corale lo fa dominare da quella sanguinosa conclusione a tutti nota che, pur nemmeno annunciata, pesa drammaticamente su tutto quanto via via viene proposto. Forse, qua e là, con una anedottica un po' facile e più intenta a suscitare bozzetti che non dei veri e propri scontri psicologici, non solo, però, riuscendo ad amalgamare gli episodi fra loro con climi sostenuti e ritmi agili, ma riuscendo, con tecniche sapienti ad inserire in mezzo alle loro rappresentazioni le vere sequenze, tolte dal repertorio, dei momenti salienti di quella notte vissuti da Kennedy: inserendo, su tutti gli eventi che seguono l'assassinio (ricostruito con verosimiglianza) lunghi passaggi dal vivo del discorso elettorale del vero protagonista. Con la più ampia possibilità di ottenervi adesioni e commozione. Lasciate dilagare con intensità ma senza mai retorica su tutto il finale. Che vale il film, imponendone i meriti.

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