Venerdì esce «Manuale d'amore 2» di Giovanni Veronesi
Scamarcio: io sedotto dalla BellucciNel film ruoli irresistibili anche per Verdone, Rubini,Volo e Bisio
Quattro episodi dal finale agro-dolce aggiungono altre regole al secondo capitolo di "Manuale d'amore" diretto da Giovanni Veronesi, prodotto da Aurelio e Luigi De Laurentiis e da venerdì distribuito in ben 750 copie. Stavolta, il regista spinge l'acceleratore sull'attualità, dirigendo un cast ricco e già collaudato. Se nel primo episodio, "Eros", una seducente fisioterapista (Monica Bellucci) e un giovane paraplegico (Riccardo Scamarcio) vengono travolti da una bollente scena d'amore, il secondo, "La maternità", racconta la tragicomica odissea di una coppia (interpretata da Fabio Volo e Barbora Bobulova) costretta a ricorrere alla fecondazione assistita all'estero per avere un figlio. "Il matrimonio" vede invece protagonisti due gay innamorati, Fosco (Sergio Rubini) e Filippo (Antonio Albanese), mentre in "Amore estremo" uno straordinario Carlo Verdone veste i panni del proletario Ernesto che rischia il cardiopalma per la giovane Cecilia (Elsa Pataky). Saranno in tutto cinque i film del "Manuale", un pentalogia che dovrebbe finire nel 2008: il terzo capitolo metterà a fuoco l'amore tra genitori e figli, il quarto le separazioni e il quinto - probabilmente - gli amori spezzati, privi di una loro completezza. «A me è toccato il ruolo più difficile di tutti - ha esordito ieri Scamarcio -. È stato molto faticoso lavorare con Monica seduta sulle gambe. La scena di sesso con la Bellucci è durata cinque ore, ma io dovevo essere passivo ed è stato un po' frustrante». Veronesi ha poi aggiunto di aver tagliato alcune sequenze, troppo hard rispetto alla commedia che voleva realizzare: «Però - ha ironizzato Volo - anche se la parte con lo yogurt è stata tagliata, troverete tutti gli extra nel Dvd». Scherza anche Rubini parlando del suo partner gay, Antonio Albanese, di cui confessa di conoscere ormai ogni parte del corpo e «suggerisco a chi ci governa di esercitare il lavoro dell'immedesimazione, come facciamo noi attori: allora sì, che l'Italia funzionerebbe meglio», ha concluso riferendosi alle frustrazioni di quanti vorrebbero sposare una persona dello stesso sesso. «Il nostro - gli fa eco Veronesi che ha dedicato il suo film all'amico Francesco Nuti - è un paese che arriva sempre per ultimo. Per vivere bene bisogna saper aspettare». Per Verdone non «è certo una novità la scena dell'uomo di mezza età che si innamora di una più giovane. Ne ho conosciuti tanti, di questi che prendono pasticche, integratori, che fanno palestra ma che alla fine fanno un gran botto e li ricoverano in ospedale. Sono anche andato a trovarli e alla domanda: "Lo rifaresti?", rispondono sempre "No, per carità". Per la prima volta interpreto un proletario, di solito i miei personaggi sono borghesi. Ernesto è un tipo che gira per casa in canottiera, con le ciabatte di plastica e ha una figlia burina che non lo stima. Con Veronesi siamo molto amici, abbiamo la stessa ironia. Mi sono affidato a lui. Abbiamo avuto solo un momento di defaillance nella scena finale. Con la mia idea ci sarebbe stato un epilogo più nostalgico e malinconico: alla fine, ha avuto ragione lui. Ora voglio dedicarmi solo a scrivere il mio film, con il quale torno ai caratteri, ai miei personaggi, per vedere come sono diventati: vorrei trovare dei "nuovi mostri", tirando fuori una parrucca e un vestito per trasformarmi, magari in tre o quattro storie. Non è un progetto che nasce da esigenze commerciali, ma solo dal divertimento».