Nel cinquantenario della morte

Un fatto curioso, quasi un passaggio di testimone fra due grandi: fatto sta che oggi, a 50 anni esatti dalla morte del grande direttore di Parma, Barenboim lo ricorderà a Milano, dirigendo l'Orchestra Filarmonica della Scala nella terza sinfonia di Beethoven (l'Eroica), prima di volare a New York per il suo appuntamento annuale, il 20, con Carnegie Hall. Perchè l'Eroica? «Non volevo fare soltanto una marcia funebre - risponde il direttore argentino (nato a Buenos Aires da genitori russi di origine ebraica) - . E questa sinfonia è l' ideale, perchè Beethoven colloca la marcia funebre come secondo movimento non come ultimo. Ed è un punto chiave del pensiero beethoveniano: l'unitarietà della vita, la fluidità della storia, la gioia collocata agli antipodi della sofferenza, con la morte che fa parte integrante della vita». Un concerto particolare quello di stasera: gratuito, con la distribuzione dei biglietti affidata ai nove consigli di zona della città e ai centri comunali per la terza età, e con la presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (che nel pomeriggio parteciperà anche, al Teatro Strehler, a un incontro privato con il direttore, il regista e gli artisti del Ventaglio di Carlo Goldoni messo in scena da Luca Ronconi, che aprirà stasera le celebrazioni per i 300 anni dalla nascita dell'autore veneziano e per i 60 anni dalla fondazione del Piccolo). Tornando a Barenboim, incuriosisce sapere cosa gli abbia lasciato in eredità Toscanini. «Mi ha sorpreso - risponde - il fatto che anche negli ultimi anni non abbia perduto nulla del suo rigore etico-musicale». E spiega: «Ogni uomo creativo, raggiunta una certa età tende ad essere più malleabile, tende ad accettare dei compromessi. Lui no: al contrario, ha mantenuto lo slancio e il temperamento per cui era famoso. Non ha ceduto di un centimetro». Barenboim ricorda, a questo proposito, una discussione con Maurizio Pollini, il quale sosteneva che il grande pianista Artur Rubinstein ha avuto il suo miglior periodo fra i 74 e gli 84 anni d'età, senza perdere nulla del suo temperamento. E così pure il violoncellista Pablo Casals, per il quale era diventata una necessità sottolineare continuamente chè che per lui era giusto, fino alla fine. E il più grande merito di Toscanini? «Certamente l'aver stabilito un'etica musicale molto pulita, nei primi decenni del secolo. Questo vale soprattutto per l'Italia - sottolinea Barenboim - dove la grande musica popolare dell'800 era stata quella operistica e non la musica classica, assoluta; del resto, le orchestre italiane dei primi anni del secolo non erano certamente all' altezza di quelle di oggi. Ma vale anche per gli Stati Uniti: gli americani non consideravano la musica, come gli europei, una disciplina importante. Lui introdusse il suo grande rigore musicale, la sua grande igiene sonora, che diede importanza alla disciplina musicale e fece della musica classica un qualcosa a cui tutti avrebbero dovuto interessarsi. Così Toscanini divenne il simbolo della musica a New York». Oggi, in quella stessa città, nella cornice prestigiosa della Avery Fischer Hall del Lincoln Center, sarà di scena l'Orchestra Symphonica Toscanini (composta da giovani talenti internazionali, per la maggior parte italiani), diretta da Lorin Maazel per un concerto commemorativo organizzato in partnership con la Mapei, industria da sempre particolarmente attenta al mondo dell'arte e della musica. Il cinquantenario della morte dell'inarrivabile mago della bacchetta sarà oggi ricordato anche dalla Rai, che per tutta la giornata offrirà in tv e radio ricordi, interviste e concerti (su Raitre alle 12 e 45 l'esibizione all'Opera di Roma dell'Orchestra diretta da Gianluigi Gelmetti) in un vero «Toscanini Day».