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Quelle figure taciturne in cerca di una svolta nella vita

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AD OGNI suo film Aki Kaurismäki si conferma la voce più alta e suggestiva del cinema finlandese. Nell'ambito di un così nero pessimismo sulla natura umana che i suoi personaggi ne sono vittime ad ogni svolta delle loro vite. Salvo, qualcuno, riuscendo a cogliervi in mezzo un barlume di speranza. Come questa volta, subito dopo gli sconfitti di "Nuvole in viaggio" ed anche, sotto certi aspetti, de "L'uomo senza passato". Il personaggio di oggi è taciturno, chiuso in se stesso, sempre a disagio con quanto e quanti lo circondano. È guardia giurata in un grande magazzino ed esegue il suo compito senza legare con nessuno, neanche con una brava ragazza che gestisce il chiosco di salcicce e che sembra interessarsi a lui. Un giorno, proprio per quella sua remissività che rasenta l'atonia, viene scelto da una banda di gangster per facilitar loro un grosso furto nei luoghi di cui ha la custodia cedendo alle lusinghe di una bionda glaciale e decisa da cui quasi sedotto, si lascia predisporre un tranello. Con il risultato che, coinvolto nel furto senza colpa, finirà in prigione anche perché l'altra, con spietato cinismo, per scagionare i propri mandanti, gli fabbricherà delle prove a carico: senza che si difenda né si ribelli. Solo da ultimo, uscito di prigione, troverà -forse- nella ragazza del chiosco una fragile via per uscire dalla sua desolazione. Cinema puro, che anche nel titolo (in originale "Le luci del quartiere") ricorda il Chaplin de "Le luci della città". Climi algidi, immagini quasi sempre fisse di segno geometrico e dai colori spenti negli interni, vibranti, negli esterni, della nitida ma sempre fredda luce nordica. Con quel personaggio al centro che né agisce né reagisce, quasi muto, pronto ad accettare anche il tradimento senza mai opporsi. In un clima attorno a lui quasi immobile su cui pesa soltanto, ma allora in modo preponderante, il grande male degli altri: preordinato, insistito ma di ghiaccio. Con ritmi che, snodandosi rapidi verso l'annientamento, sanno incresparsi perfino nelle soste. Tra cornici squallide su cui, per contrasto, piovono, dalla colonna sonora, gli echi del "bel canto" italiano ("Tosca", "La fanciulla del West"), accostati alla voce di Gardel per il suo tango argentino. La vittima in mezzo (l'attore Janne Hyytiainen) si impone soprattutto per i suoi silenzi. Che, dilagano sull'azione permeandola di luci nere. Lo stile del film.

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