Sotto torchio Lele Mora e Corona ma Rosario ruba la scena a tutti
Anzi, usa un termine più urologico, ma il senso è quello. Dopo un quarto di secolo dalla prima volta, e due anni nelle lande desolate del digitale terrestre, il "Costanzo Show" torna agli originali splendori. Una manciata di giorni tra Natale e Capodanno per convocare in fretta e furia l'equipe di sempre, e lo spettacolo delle parole torna in onda. Una volta alla settimana, di giovedì poco prima di mezzanotte (e in replica il venerdì mattina) e fino al 17 giugno, con l'unica eccezione del 15 gennaio, per l'ingombro del puntatone d'esordio del "Grande Fratello". Il baffo nazionale si becca - denunciando «grave imbarazzo, perché questo è più di un debutto» - una standing ovation da una platea zeppa di "orfani del programma" e con un parterre de roi impressionante: tra gli altri Christian De Sica, Katia Ricciarelli, Lorenzo Flaherty, Alex Britti, Giovanni Floris, e Fabrizio Frizzi, che alla fine bisticcia con un paparazzo. Vespa manda gli auguri, Mentana è assente giustificato (il pm di via Poma gli ha appena fatto sapere che l'indiscrezione di "Matrix" sul presunto killer rischia di inquinare l'inchiesta). Per il resto è quasi come ai vecchi tempi: in qualche modo, i carissimi spettri di Franco Bracardi e Alberto Silvestri fungono da numi tutelari del Parioli, e il nuovo pianista Pino Perris saggiamente non azzarda paragoni con il suo predecessore. La scenografia di Francesco Priori omaggia la passione dell'anchorman per le tartarughe, la passerella è quella insidiosa di una volta: quasi tutti la temono, ma dietro le quinte Costanzo poi noterà la disinvoltura insospettabile, più via della Spiga che Vandea, di Irene Pivetti, che dopo i foulard, il punk, il sadomaso punta su un look da tardo-model. L'ineffabile Maurizio, che non sembra aver cambiato idea sulla qualità delle proposte di seconda serata («per fare audience devi proporre tette e culi, ma i programmi più beceri si sono spostati ancora prima nell'orario») spiega che tarerà lo show su una impostazione settimanale: «Avessi avuto l'appuntamento quotidiano non avrei ignorato Ustica, e ci occuperemo di politica, ma oggi erano tutti a Caserta. E penso a un "uno contro tutti" sull'eutanasia», sottolinea ai giornalisti. «Poi il mio fritto misto, con non più di cinque o sei ospiti». Per l'esordio, invece, palco ingorgato: si racconta l'Italia di vallettopoli. Molti dei convocati fanno parte della rassicurante compagnia di giro: Stefano Zecchi, David Riondino, Platinette, ma anche Vittorio Feltri, Ornella Muti e una spaesata Elisabetta Gardini. I due protagonisti, va da sé, sono l'impresario Lele Mora e l'agente di fotografi Fabrizio Corona. Dal brodo caldo della conversazione, emerge la notizia che né l'uno né l'altro sono stati ancora interrogati dal pm di Potenza John Woodcock, che pure ha avuto la pazienza di ascoltare 130 persone informate sui fatti. Mora sembra piovuto per caso al Parioli, sta zitto per due ore e poi concede: «Sono accusato di cose che non conosco. Ti sbattono in prima pagina come fossi un mostro, e non lo sei. Aspetto di essere interrogato dal magistrato. Ma il mio lavoro è quello di proteggere gli artisti, ho comprato dei servizi fotografici su di loro, anche due o tre da Corona. Che reato è?». L'altro invece appare come un bronzeo bellimbusto tatuato: mostra impudicamente il libro con le sue "verità" sullo scandalo, si impanca a portavoce dei direttori di giornali per spiegare come si fa il mestiere di intermediario dei fotografi, rivela che un servizio scottante sui vip può fruttare 30mila euro (ma per Gigi D'Alessio, protagonista del fattaccio del giorno si arriva a 50mila, purché scatti il bacio alla Tatangelo), e bontà sua accetta di definirsi come un uomo «non raccomandabile», che quando si guarda allo specchio sa di aver fatto scelte professionali «immorali, come quella sul trans che si accompagnava con Lapo Elkann», ma d'altra parte si sente fortunato ad essere capitato ai tempi del «boom del gossip, sfruttiamo questo potere e