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Spero di fare coppia fissa con De Sica Le gag più belle sono nei film natalizi

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E mentre i Beatles debuttavano a Liverpool, nel 1960 la gente piangeva la scomparsa del grande Fausto Coppi e nelle sale usciva "La dolce vita" di Federico Fellini. In quegli anni, icona di cambiamenti, di progresso, slanci e speranze, venivano esaltati i valori della famiglia. E proprio la famiglia classica di quel periodo riaffiora nelle memorie di "Raccontami": prodotta da PayperMoon Italia per Rai Fiction, diretta da Riccardo Donna e Tiziana Aristarco la serie è scritta da Stefano Rulli (lo stesso de "La meglio gioventù") con Gloria Malatesta e Claudia Sbarigia. Padre, madre, tre figli, una zia e una nonna, rivivono attraverso i ricordi di Carlo, il più piccolo, nato nel 1954, l'anno in cui è nata sia la tv italiana sia l'interprete principale della serie, Massimo Ghini, un capo-cantiere che diventa prima geometra e poi socio dell'impresa di costruzioni del colonnello Sartori. "Raccontami" è una fiction di 13 puntate, in cui le storie private dei protagonisti si intrecciano con i maggiori avvenimenti della nostra storia. Dopo i successi di ascolto delle prime due puntate di domenica e lunedì scorso, il terzo episodio è atteso il 18 dicembre su Raiuno. Oltre a Luciano Ferrucci (Massimo Ghini), responsabile di un cantiere per una importante impresa che sta costruendo il Villaggio Olimpico in vista delle Olimpiadi del 1960, fanno parte della storia la moglie Elena (Lunetta Savino), solidale e comprensiva, il primogenito Andrea (Edoardo Natoli), appassionato di moto e di canzonette, la sorella Titti (Carlotta Tesconi), femminista ante-litteram e fidanzata con Antonio Dentici (Primo Reggiani), e il piccolo Carlo (Gianluca Grecchi) che è il filo conduttore della famiglia e del mondo che le ruota intorno. «Negli anni Sessanta ero un bambino e casualmente la storia della serie tv è molto simile a quella della mia famiglia - ha svelato Massimo Ghini -. I ricordi son quelli del piccolo Carlo: i capelli cotonati di mia zia Anna, le lenzuola lavate in terrazzo dalla nonna, le prime auto Millecento, il Carosello e Ubaldo Lay. La canzone legata ad un granello di sabbia cantata dalla mia amica, le luci su Corso Francia, i baci di mia madre con le mani sporche dell'impasto domenicale. Sono tanti i ricordi, che si sono cuciti tra di loro, come le coperte all'uncinetto di mia nonna, per ricostruire la storia della mia famiglia. Di quegli anni mi manca il senso del futuro che si respirava tra la gente e la solidarietà tra le persone, nei condomini dei palazzi. Mi mancano le fettuccine fatte in casa da mia madre o da mia nonna e la fantasia di quegli anni. Attraverso le storie individuali, le emozioni, gli errori e le vittorie, appare anche la misura dei capovolgimenti storici di quei primi anni Sessanta, la sensazione di liberazione e di sviluppo di quell'epoca, la serenità e la fiducia che dominavano ovunque». Massimo Ghini, che è stato diretto da registi del calibro di Franco Zeffirelli, Giuseppe Bertolucci, Florestano Vancini, Alberto Lattuada, Carlo Verdone e persino da Coppola, presenterà oggi il supefavorito cinepanettone "Natale a New York" di Neri Parenti, con Christian De Sica e Sabrina Ferilli. E si dichiara per questo «onorato di recitare per il secondo anno consecutivo, dopo "Natale a Miami", accanto a De Sica. Christian è un mio grande amico e ci frequentiamo anche fuori dal set, ma sarà il pubblico a decidere se dovrò essere io il suo nuovo partner artistico, dopo la sua separazione da Massimo Boldi. Non ho alcuna difficoltà a recitare sia in film impegnati sia in commedie natalizie, realizzate apposta con l'intento di far ridere il pubblico. È ridicolo lo snob preventivo di certe persone che a priori criticano un genere che, per molti versi, rialza le sorti del cinema italiano e non solo al botteghino. De Sica è un grande professionista ed è l'unico a mantenere la tradizione del cosiddetto "cinepanettone". A New York

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