Il trionfo della prima
E non solo da parte di alcuni critici musicali che hanno parlato degli "eccessi della scenografia" o, peggio, che hanno accostato l'allestimento a «un grande magazzino addobbato per le feste natalizie», ma anche da parte di qualche "privato" appassionato, come il capo ufficio indagini della Figc, Francesco Saverio Borrelli, che ha parlato con rimpianto di «opere in cui la musica era regina autoritaria» ed è stato "zittito" da Sgarbi. Non è d'accordo il direttore d'orchestra: «Dal punto di vista musicale - ha affermato Riccardo Chailly - non possiamo proprio lamentarci di questa produzione. Perchè qui la musica è stata sempre la regina, sicuramente non autoritaria, continua compagna dell'allestimento di Franco Zeffirelli». Per Chailly, «non c'è stata una sola battuta in cui la regia fosse d'ostacolo alla musica. E questo oggi, dove io quasi sempre arrivo alla collisione fisica col regista è, direi, eccezionale». Lui, Zeffirelli, si gode il trionfo. Dentro l'Aida della prima «c'è l'anima della Scala, perchè questo spettacolo non sarebbe stato possibile in nessun altro teatro. È la dimostrazione che La Scala resta il più grande teatro del mondo». Che cosa ha reso possibile questo successo? «Credo che con la mia esperienza, la mia maturità ho saputo dare al pubblico quello che chiedeva. E c'è stato un atto di gratitudine del pubblico nei miei confronti. Una reazione che mi riempie di orgoglio». Quando pensa al lavoro fatto con questa Aida, Zeffirelli ha «memoria d'uno spettacolo d'insieme, in cui tutti, dall'ultima comparsa al macchinista, hanno dato il meglio. Non se ne rendono conto - continua - ma questo successo non sarebbe stato possibile in un altro teatro. Qui - dice - c' è l'anima della Scala. Ne ho viste tante in 50 anni di vita artistica, ma nelle scorse settimane mi è sembrato di lavorare nella Scala di allora: tutti i quadri, lavorando in silenzio, nell'ombra, hanno reso possibile questo capolavoro».