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Figlio di una neofascista, esaltò il comunismo. Nel 2007 la sua figura si presterà a riletture «politiche»

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L'anno di Moravia tra liti e celebrazioni

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Non fanno in tempo Dacia Maraini e Carmen Llera (già mogli, e da sedici anni eredi di Alberto Moravia), ad annunciare la loro intenzione di donare al Comune di Roma la casa dello scrittore al Lungotevere della Vittoria, che ecco saltar su Renzo Paris, biografo del medesimo, a protestare: «Che modi son questi? Mi ignorate, mi trattate come se fossi l'ultima ruota del carro… eppure, fino a prova contraria, ho pubblicato non più di cinque anni fa l'unica biografia di Moravia da vecchio, che sarà ristampata l'anno prossimo, nel centenario della nascita, per gli Oscar Mondadori, col titolo "Una vita controvoglia"…». Paris, che si sfoga sul bertinottiano "Liberazione", è sinceramente indignato e tende a precipitare un po' le conclusioni. Dice che alle vedove-eredi non è andata mai a genio la citata biografia, segnatamente nei passi che le toccano da vicino. In precaria assenza della Carmen, al momeno in Spagna, gli risponde per le rime la Maraini: «Ma che c'entra lui? (…) Noi abbiamo solo annunciato l'apertura della casa-museo». Precisando, poi, che la donazione è stata fatta «perché il mondo di Moravia, il suo archivio, i mobili, i quadri, i libri possano essere visti da tutti, e non accada ciò che è accaduto a molti patrimoni culturali, come la casa di Bassani o quella di Fellini che sono state letteralmente buttate via». Conoscendo i soggetti in campo, vedrete, non finirà qui. La querelle, tutta interna alla cultura "de sinistra", promette a breve ulteriori ameni sviluppi. E dire che l'Anno Moraviano, che il Comune di Roma, d'intesa con l'editore Bompiani (è a buon punto una fastosa riedizione dell' opera omnia), intende celebrare con una solennità senza precedenti, non si è ancora iniziato. Sta di fatto che ogni uomo si tira dietro un suo particolare destino, e il sommo scrittore Moravia non si sottrae a questa sorte, neppure da morto. Riandiamo alla pubblicazione de "Gli indifferenti", anno 1929, romanzo d'esordio del ventitreenne narratore romano, reduce da un'infanzia-adolescenza-giovinezza trascorsa tra cliniche e sanatori. Ha l'effetto di una bomba. Descrive infatti una borghesia molle, ambigua, profondamente corrotta, quindi in pieno contrasto col progetto della "nuova Italia" che il fascismo, tutto mens sana in corpore sano, immagina e promuove su tutti i fronti. Pochi mesi prima dell'uscita del libro, Stato e Chiesa hanno, coi Patti Lateranensi, composto un dissidio durato sessant'anni; da pochi giorni i sovrani d'Italia hanno varcato il Portone di Bronzo per rendere omaggio al pontefice Pio XI, il quale da San Pietro ricambia, proclamando Mussolini "uomo della provvidenza". Ma come, il Duce non fa che tagliare nastri e inaugurare opere monumentali, e quel ragazzino malaticcio si permette di presentarci l'indifferente Michele e la sua decadente famiglia? Inaccettabile. Le recensioni ispirate al nascente "regime" trasudano indignazione e disprezzo. E perfettamente s'intonano alle critiche d'oltre Tevere. Quest'ultime culmineranno nell'articolo molto severo che Giovambattista Montini, il futuro Paolo VI, stilerà per la Civiltà Cattolica, organo della Compagnia di Gesù. Insomma, il debuttante Moravia, sul piano letterario, parte col piede giusto, ché "Gli indifferenti" è roba seria, ma, su quello politico, si fa un mucchio di nemici, nemici che contano! Continuerà, è vero, imperterrito a scrivere e pubblicare, anche su importanti quotidiani come "La Stampa" di Torino, ma non è in odore di santità. Il successo dell'opera prima - rivoluzionario e sconvolgente - resta, ma il cursus dell'autore diviene frammentario e tormentato. Dovrà aspettare il dopoguerra e gli anni della raggiunta maturità per mettersi a sfornare un romanzo all'anno: "La Romana" (1947), "La disubbidienza" (1948), "L'amore coniugale" (1949). Fino al "Disprezzo" del 1951 che, singolarmente, gli arrecherà una nuova delusione. Il libro al pubblico piace, ma non piace ai critici "organici" del Pci. I tempi sono cambia

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