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«È nato il nuovo tango tecnologico»

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Christoph Muller dei Gotan Project si racconta. Domani il tour approda a Roma

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Christoph Muller, uno dei tre membri dei Gotan Project, parla di sè e delle contaminazioni sonore che sono alla base della musica contemporanea. Muller, com'è nata l'idea di fondere la tradizione del tango argentino con l'elettronica? «Le mie prime esperienze musicali sono legate alla sperimentazione tecnologica. Amo i Kraftwerk e i Massive Attack. Poi ho deciso di portare qualcosa di diverso nella mia musica». E c'è riuscito? «Direi di sì. O meglio in realtà è successo esattamente il contrario. L'incontro con il folklore argentino ha rappresentato una sorta di rivoluzione copernicana. Una specie di anno zero che ha cambiato alle radici il mio modo di suonare. Mi sono reso conto che la tradizione popolare non solo si innestava alla perfezione sull'elettronica ma le cambiava aspetto, diventando l'assoluta protagonista». Com'è cambiata la vostra musica da «La Revancha del tango» a oggi? «Il primo album era orientato alla dance e alle atmosfere da ballo. Ora, invece, siamo molto più eclettici, spontantanei e aperti a sonorità pop, rock, jazz e hip-hop». «Lunatico», il vostro nuovo lavoro, ha già conquistato il disco d'oro in Italia. Cosa pensa dell'album? «L'obiettivo era quello di non ripeterci. Volevamo sperimentare e sorprenderci e credo che ci siamo riusciti. Gli archi di «Lunatico» li abbiamo registrati a Buenos Aires e ogni brano riesce a rappresentare un mondo a sè». Domani sarete sul palco del Tendastrisce di Roma. Quale sarà la scaletta della performance? «Suoneremo molti brani di "Lunatico", "La Revancha del tango" e altri non ancora pubblicati. Sul palco saremo in dieci, con un quartetto d'archi, pianoforte e bandoneon. La performance punterà sulla parte visuale che avrà un ruolo importante per tutta la durata dello spettacolo. Ci sarà la possibilità di ballare: mi piace vedere il pubblico che si muove». Dopo il tour di «Lunatico» quali saranno i vostri impegni? «Siamo talmente occupati che non riusciamo ancora a fare progetti. Ognuno di noi mantiene iniziative collaterali. Da giugno abbiamo suonato in cinquanta località diverse tra Europa e Stati Uniti. Viaggiamo talmente tanto che non abbiamo neppure il tempo di pensare».

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