Roma celebra Massimiliano Fuksas paladino degli edifici a misura d'uomo. Ma che devono stupire
Esigete che onorino il vostro lavoro, con civilissimi edifici per la vostra attività. Esigete da loro, sempre, una architettura piena di simpatia umana, piena di immaginazione, nitida, essenziale, pura: pura come un cristallo». Forse queste parole di un grande architetto come Giò Ponti sono state la stella polare di riferimento ideale per un sensibile creatore di spazi vivibili quale è Massimiliano Fuksas che si pone sempre come primo obiettivo quello di un'architettura attenta alle esigenze degli uomini per rendere migliore la loro vita. Ed effettivamente gran parte dei suoi progetti hanno proprio le qualità indicate da Giò Ponti, come è ben evidente nella grande mostra che a Fuksas dedica fino al 27 febbraio il MAXXI- Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, a Roma. Tra l'altro, per una di quelle misteriose coincidenze che all'improvviso indicano la svolta positiva di una situazione difficile, la presenza carismatica di Fuksas al MAXXI, affiancata da quella del Ministro per i Beni Culturali Rutelli, ha contribuito a portare un clima di fiducia sull'accidentato percorso di costruzione del nuovo, grande museo che ora, dopo tante interruzioni, sembra non dover conoscere più ostacoli. La notorietà mediatica di Fuksas è affidata soprattutto all'immagine evocativa e vincente della «nuvola» per il futuro Centro Congressi Italia all'Eur (il cui costo base è di 275 milioni di euro), un'invenzione semplice ma di notevole intensità poetica che Fuksas ha immaginato davanti al mare vedendo le nuvole rincorrersi nel cielo. In quest'idea ci sono appunto tre cardini del suo pensiero architettonico: il desiderio di creare forme inafferrabili, non legate a rigidi schemi geometrici ma fluide e dinamiche come i flussi del pensiero, una inesausta ricerca sui materiali e sulle nuove tecniche costruttive e il continuo riferimento alla vitalità incessante dei fenomeni naturali. Colme di luce variabile, le sue architetture sono simili a cristalli metamorfici che racchiudono l'incessante agitazione della fiamma del pensiero. «Da almeno 10 anni - ha detto Fuksas - osservo con maggiore attenzione il cosmo, lo spazio, con i luoghi dove si addensa l'energia o i buchi neri che l'assorbono senza ridare nulla. Ma non c'è soltanto la natura drammatica. Il mondo sottomarino, la rugosità di una regione o il deserto senza un filo d'erba sono immagini che entrano nel mio universo». La mostra del MAXXI, curata dallo stesso Fuksas insieme a Doriana O. Mandrelli, è allestita in modo esemplare, chiaro e spettacolare ma non superficiale. Non ha nulla di accademico e soprattutto coinvolge il visitatore intercettando il suo sguardo in tutte le direzioni, con frammenti di progetti che scendono dal soffitto e innumerevoli fotografie delle sue architetture proiettate sulle pareti in un gigantesco ed ipnotico caleidoscopio. Al centro dei due grandi saloni sono distesi i plastici e le maquette degli edifici progettati da Fuksas a costituire quasi una città ideale divisa in due immensi quartieri. Ma quel che rende meglio l'essenza della sua forza inventiva sono i rapidissimi schizzi in cui viene fermata l'idea germinale, magari inaspettata ma decisiva: tutto il resto sembra venire facilmente e quasi senza sforzo. «Le idee arrivano quasi sempre inattese - racconta Fuksas - Io cerco solo di creare le condizioni necessarie per rendere possibile l'alchimia. Come avviene la creazione? Può arrivare inattesa durante un viaggio. Mentre si scrive o si dipinge. Quando ci si risveglia dal sonno nella notte o la mattina prima dell'alba». Fino a poco tempo Fuksas sosteneva che nel nostro Paese non c'è bisogno solo di buoni architetti ma prima di tutto di committenti coraggiosi, rarissimi in Italia. Ora però, dopo aver realizzato il Nuovo Polo Fiera di Milano e avendo progettato il Centro Congressi all'Eur, Fuksas sta cambiando idea e ne è felice perché lo considera un ottimo segno p