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Visto dal critico

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ALDO, Giovanni e Giacomo dal teatro al cinema. È una loro consuetudine che ha sempre dato felici risultati. Si pensi a quel loro festosissimo esordio con «Tre uomini e una gamba», seguito da altri gustosi esperimenti più o meno nelle stesse cifre, da «Così è la vita», a «Chiedetemi se sono felice», per arrivare, due anni fa, a «Tu la conosci Claudia?». Questa volta, però, il loro passaggio dalle scene allo schermo è stato, se possibile, anche più diretto perché, anziché rielaborare i loro testi e poi, una volta riscritti, trasformarli in un vero e proprio film, hanno scelto di affidare la rappresentazione che ne avevano curato in palcoscenico a un regista esperto in questi esperimenti, Rinaldo Gaspari, già largamente noto per le sue fortunate riprese di spettacoli firmati, fra i tanti, da Beppe Grillo, da Leonardo Pieraccioni, da Vincenzo Salemme e dai Fichi d'India. E lo spettacolo che gli hanno affidato è stato il più recente, proprio quell'«Anplagghed» che fino a pochi giorni fa è stato applaudito con entusiasmo non solo in teatri di Napoli, di Roma, di Venezia, di Brescia ma anche, con consensi eguali, di Cagliari e di Palermo. Gaspari, che sa il fatto suo, si è piazzato di fronte al palcoscenico in cui i tre si esibivano interagendo ripetutamente con il loro pubblico, e con telecamere ad alta definizione ha registrato tutto con il sistema dolby digitale regalandoci uno spettacolo che pur potendosi definire «teatro filmato», grazie ai tre e alla regia in scena sempre molto creativa del loro complice di sempre, Artuto Brachetti, finisce per consistere in un occasione ghiotta di spasso, dal principio alla fine. Lo spunto, quasi surreale, lo danno i tre, in veste di astronauti che, partiti alla ricerca di un pianeta dove sia possibile vivere dato che ormai la Terra non offre più nulla, si trovano a dover raccontare agli alieni in mezzo ai quali capitano (in realtà, gli spettatori) chi sono i terrestri, come pensano e come si comportano. Dando subito adito a una serie di episodi in cui tutto quello che si può incontrare qui da noi è mezzo furbescamente in burla, dai bancomat, alle esposizioni di arte moderna, agli spacciatori di droga, ai vicini di casa. Facendo in modo di arrivare ad una vera e propria galleria di "mostri" che, ad ogni svolta, esibisce tic coloratissimi sostenuti da battute di dialogo una più divertente dell'altro: nel solito clima che fa sempre il successo dei tre, metà surreale metà cronistico. Con lazzi, beffe, ammiccamenti che poi la recirazione si incarica di colorare ulteriormente. Uno spasso, cui difficilmente si resiste.

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