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Visto dal critico

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CHI cerca il cinema fast-food lasci perdere questo «Marie Antoinette», opera complessa e fragile che si presta a molte chiavi di lettura, ma certo non a una visione frettolosa e superficiale. Non fatevi ingannare da una locandina di dubbio gusto che mostra la bella protagonista Kirsten Dunst svestita e in posa ammiccante, quasi si trattasse di uno di quei film pecorecci degli anni Settanta. «Marie Antoinette» è per chi vuole una pellicola da seguire con attenzione, cogliendo con la passione del cinefilo raffinatezze e ammiccamenti. Tratto da un romanzo di Antonia Fraser, ma completamente riscritto e poi diretto da Sofia Coppola, il film propone i momenti salienti della vita di Maria Antonia Giuseppina Giovanna d'Asburgo-Lorena, pricipessina austriaca che a 14 anni, nel 1770, fu data in sposa a Luigi Capeto, delfino di Francia e futuro re Luigi XVI. Qualche rudimento di storia bisogna averlo perché altrimenti le altisonanti figure che si susseguono, tra le quali troneggiano i due sovrani d'Austria e di Francia: Maria Teresa d'Asburgo (Marianne Faithfull) e Luigi XV (Rip Torn), rischiano di apparire beati sconosciuti. Sofia Coppola non si preoccupa di introdurre i vari personaggi (e vista la loro taglia storica è anche comprensibile) né di spiegare gli eventi che li travolgono, se non con qualche rapida pennellata. Dati per scontati i fatti salienti introduce lo spettatore in un grandioso spettacolo che non è un semplice film storico. La figlia del grande Francis Ford non ha nulla da dimostrare a nessuno e questo, dopo «Lost in translation» (2003), lo hanno capito tutti tranne, forse, proprio lei. Probabilmente per questo la trentacinquenne regista ha tentato un'impresa ambiziosa, francamente anche troppo, puntando a creare un ponte emotivo tra quei giorni del XVIII secolo e l'oggi. Cercando questo contatto la «Coppolina» sovrappone alle sfarzose, belle, immagini della corte di Versailles musiche rock elettroniche che si alternano ai classici minuetti dell'epoca firmati da Rameau. In più la regista dipinge un ardito paragone tra l'austera, quasi monacale, solidissima, corte austriaca e la Versailles pre-rivoluzione francese: fatua, complessa fino all'incomprensibile e politicamente instabile. Un mondo che finirà ingloriosamente sbriciolata dalla furia del popolo. A questo si sovrappone una raffinata descrizione psicologica dei personaggi che sfrutta anche la cura dei colori negli ambienti, nelle acconciature e nei costumi, certamente ispirati, ma non proprio copia perfetta, di quelli d'epoca. Il risultato di tanto focoso impegno ricorda un po' il «Caravaggio» di Derek Jarman dell'86 e «Barry Lyndon», di Kubrick, del '75, ma segue una strada tutta sua. «Marie Antoinette» è un film non facile, talvolta irrisolto, ma che offre un grande, emozionante spettacolo. A chi vorrà vederlo un caloroso consiglio: è un film da gustare rigorosamente al cinema. Se pensate di guardarlo in un secondo tempo in dvd sappiate che le scenografie, la fotografia mozzafiato e le grandi scene corali non potranno che risultare fortemente impoverite.

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