Aveva 76 anni
Noiret è scomparso ieri dopo una lunga malattia a 76 anni. Nato a Lille, in Francia, il 1° Ottobre 1930, studia recitazione con Roger Blin, quindi entra al Theatre National Populaire di Jean Vilar, dove reciterà per una decina d'anni, coltivando parallelamente il cabaret assieme a Jean-Pierre Darras. Il suo esordio al cinema, nel 1956 in «La pointe courte» di Agnes Varda, ha un sapore occasionale; tuttavia, trascorsi cinque anni, la sua figura comincia ad apparire con frequenza crescente sugli schermi del cinema francese, seppure ancora in ruoli secondari. Nel 1960 è lo zio di Zazie in «Zazie nel metrò» di Louis Malle, nel 1961 recita in «Tutto l'oro del mondo» di René Clair e nel '65 è in «Parigi brucia?» di René Clement. Nel 1969 è accanto a Michel Piccoli in «Topaz» (di Alfred Hitchcock), ma la vera popolarità arriva negli anni '70, quando interpreta uno dei quattro amici che vogliono suicidarsi a furia di cibo e sesso in «La grande abbuffata» di Marco Ferreri (1973), con il quale gira l'anno seguente «Non toccare la donna bianca». L'anno successivo, il '74, sostiene con successo il ruolo drammatico offertogli da Bertrand Tavernier in «L'orologiaio di Saint-Paul», riconfermando le sue capacità interpretative l'anno successivo ne «Il giudice e l'assassino» e «Che la festa cominci», ancora di Tavernier. A partire dal 1975, quando recita in «Amici miei» di Mario Monicelli, la sua carriera si divide tra la Francia e l'Italia, dove nell'arco di tre lustri interpreterà diversi film d'autore, a partire dal «Deserto dei tartari» di V. Zurlini (1976) per arrivare a «Dimenticare Palermo» di Franco Rosi (1990), passando per «I tre fratelli» sempre di Rosi (1981), «Speriamo che sia femmina» ancora di Monicelli (1986), «La famiglia» di Ettore Scola (1987) e «Nuovo cinema Paradiso» di Giuseppe Tornatore (1988). In patria continua la collaborazione con Tavernier in «Colpo di spugna» (1981) in cui ricopre uno dei suoi ruoli più interessanti ed elaborati e «La vita e niente altro» (1989), poi partecipa a numerosi altri film, anche per la televisione. E proprio Monicelli, che fece esordire Noiret in Italia, lo ricorda con affetto e ammirazione: «Una razza d'attore in via d'estinzione, che purtroppo sta scomparendo in tutto il mondo - ha detto - È stato un attore di grande qualità che veniva dalla vecchia scuola e dal teatro. Ed è stato anche un grande amico dell'Italia. In tanti film italiani interpretò i nostri personaggi con grande disinvoltura e verità». Monicelli ricorda di aver avuto con Noiret «rapporti non solo di lavoro: eravamo amici. Ancora mi ricordo quando lo chiamai per "Amici miei", per fargli interpretare un caporedattore della Nazione, un toscanaccio che lui riuscì a rendere credibile».