Banfi papà di una gay conquista e divide
026.000,con uno share del 26,7%) di spettatori. A dispetto di chi, alla vigilia, aveva gridato allo scandalo per quella che lo stesso Banfi aveva definito un'«operazione ardita». I teledipendenti italiani, quelli più incalliti perchè targati auditel, invece hanno mostrato di gradire le vicissitudini di papà Banfi alle prese con l'amore gay, peraltro casto (giusto qualche bacio fugace) della figlia sposata con una ballerina di flamenco. Dopo l'iniziale sconcerto del padre tradizionalista, meridionale (e forse democristiano) c'è a poco a poco la presa di coscienza che i figli sono comunque «piezz e core» e che averne una lesbica non è poi la fine del mondo. Più o meno la stessa conclusione a cui arrivava, qualche fiction fa, papà Buzzanca con il figlio omosessuale. Ma nell'intreccio del Padre della Sposa c'è molto di più: la Puglia rurale dove si fa del buon olio d'oliva, il capomafia locale che taglieggia i paesani, la masseria con il sottofondo di cicale, il riscatto sociale e morale di un Banfi gagliardo che urla al boss: «T'ammazzo se tocchi la mia famiglia». Tutti ingredienti di sicuro successo anche se l'ingrediente principale, l'idea di una famiglia che accoglie una figlia sposata con una donna, fa la differenza. Ci sono generi televisivi in calo (il reality show) e fiction con argomenti sociali «nuovi» e di rottura (come questa di Banfi ma anche i Cesaroni ovvero storia tragicomica di famiglie allargate) in salita. Come mai? «Credo che nella società italiana ci sia un tentativo di rinnovamento, un'aspettativa di speranza che la fiction di Banfi ha messo in rilievo - spiega la scrittrice Delia Vaccarello autrice, tra l'altro di «L'amore secondo noi» e curatrice delle antologie di racconti gay «Le principesse azzurre» (Mondadori) - Inoltre ha il vantaggio di mostrare questo nuovo che avanza in chiave positiva». In Italia esiste dunque una sete di novità? «Insieme alla consapevolezza che si resta isolati in un contesto europeo che sta cambiando. Le coppie di fatto, anche eterosessuali, sono tante ma non c'è una norma per loro. L'idea che da noi i figli omosessuali non vengano accettati in famiglia non è realistica. Piuttosto è da registrare una situazione a macchia di leopardo. Conosco tanti omosessuali che hanno messo su casa con i rispettivi partner grazie all'aiuto dei genitori.. C'è una realtà sociale che non viene riconosciuta ufficialmente dai quelle forze politiche che sposano le posizioni cattoliche e che vorrebbero riportare la famiglia agli anni Cinquanta». Molte le voci contro Raiuno che ha trasmesso la fiction. «La Rai fa discriminazione al contrario - ha ribattutto Roberto Cota, vice capogruppo Lega Nord Padania - Se non sei gay o lesbica e non proponi un modello alternativo di famiglia non meriti attenzione». Un richiamo anche dal capogruppo Udc alla Camera, Luca Volontè: «La Rai deve pensare a offrire servizio pubblico, non a dedicare un canale digitale alla comunità gay». E un appello dalla Commissione di Vigilanza: «No alla Rai zapaterista».