Visto dal critico

DALLA Russia dell'Ottocento alla Svizzera di oggi, da una nobiltà terriera al mondo dell'alta finanza e dei banchieri. È la trasposizione tentata da Maurizio Sciarra, dopo aver esordito con «La Stanza dello Scirocco» seguito da «La rivoluzione sulla due cavalli», alle prese con quel romanzo di Lev Tolstoj, «La sonata a Kreutzer», in cui l'autore sembrava aver accolto la lezione del naturalismo, quasi apparentandosi a Zola. Lo schema, più o meno, è simile. La vicenda è raccontata dal protagonista, anziché durante durante un viaggio in treno, come in Tolstoj, in una lunga sosta in aeroporto e i temi non sono molto diversi. Il protagonista, che qui si chiama Andrea ed è un ricco esponente di una famiglia di banchieri, ha sposato Antonia (non più Liza) che, di professione, è pianista. Alla base di quel matrimonio, però, anziché i sentimenti c'era solo il sesso e tutto, così, secondo la tesi sostenuta da Tolstoj, rovina miseramente, nonostante siano presto arrivati anche tre figli. Gelosia morbosa di lui, fastidio per lei, poi, dopo la scoperta di una possibile tresca con un violinista, l'uxoricidio che condurrà Andrea in prigione. Il suo racconto, ad un anziano signore incontrato in aeroporto, lo farà mentre, liberato, ha avuto il permesso di incontrare brevemente i figli a New York per non privarli del tutto della figura paterna. Certo, il sesso più forte dell'amore, c'è anche oggi e anche oggi, basta leggere le cronache, la gelosia può indurre a uccidere, il testo però che, aggiornandolo, Sciarra ha pensato di ricavare da Tolstoj per un verso, curiosamente, è datato e, per un altro, muovendosi in ambienti di lusso, in ville sontuose sul lago di Lugano, in sale di concerto dove, appunto, si esegue la famosa Sonata per violino e pianoforte in la maggiore opera 47 dedicata da Beethoven al violinista Kreutzer, ha troppo spesso degli accenti patinati che sembrano rifarsi soprattutto a certi rotocalchi farciti solo di pettegolezzi. In più i modi, con l'andirivieni fra le pause in aeroporto e la rievocazione dei fatti antecedenti, sono spesso inceppati, mentre i ritmi dell'azione, che si vorrebbero ispirati ai tre movimenti musicali della Sonata, non scavano nella dovuta profondità. Rimanendone estranei. I protagonisti, tuttavia, in più momenti convincono, specialmente Vanessa Incontrada, una Antonia turbata ma sempre di molto fascino. Giorgio Pasotti è Andrea, più crucciato di quanto, forse, la parte esigeva. Il suo racconto lo ascolta in aeroporto Arnoldo Foà, con il suo abituale carisma.