Zero, sarò a Sanremo da Baudo
Come quello che vuole i personaggi dello spettacolo estremamente superstiziosi. Fosse così, Renato Zero si sarebbe dovuto ben guardare dal mettere in commercio ieri, venerdì 17, "Renatissimo", raccolta pre-natalizia di turno, un triplo cd con 41 brani (di cui tre inediti), una vera e propria summa antologica della sua carriera che solo con le prenotazioni s'è già guadagnato un triplo platino. Non si sta raschiando il fondo del barile? «È la prima raccolta che faccio in tanti anni di carriera, a parte gli album dal vivo, quindi penso di potermela permettere. Per quanto mi riguarda è piuttosto un esame di maturità, nonostante l'età - spiega -. Imparare è una cosa che deve nascere da un'esigenza, se diventa un'imposizione non si ottengono gli stessi risultati. In "Renatissimo" l'esigenza di base è quella di far capire alle nuove generazioni il mio percorso artistico». Però alcune cose vanno fatte all'età giusta… «Bah, io chiederei a tutti questi primi della classe se si ricordano Archimede fino in fondo. Ciò che s'impara bisogna metterlo in pratica, e bisogna avere il coraggio di sperimentare. La cosa vale soprattutto per la musica. Se io mi fossi messo a studiare musica, forse avrei sacrificato questa parte di me autodidatta ed improvvisatrice. I nostri conservatori hanno prodotto grandi musicisti e direttori d'orchestra, ma di nuovi Beethoven non se ne vedono». Fonopoli potrebbe aiutare i giovani che vogliono fare musica. Perché c'è voluto così tanto tempo? «Perché c'erano interessi che a cui non ho voluto sottostare. Preferisco aver speso 12 anni per cercare la pulizia, piuttosto che regalare 25.000 metri cubi di commerciale a qualcuno. Se si vogliono fare le cose pulite questo è il prezzo che si paga». Di recente le istituzioni cattoliche hanno protestato per la satira di Crozza e di Fiorello… «Fiorello è un frutto di laboratorio per quanto è bravo. Ma il mondo si è talmente mescolato e in tempi così rapidi, che non si è compreso come la convivenza di culture diverse avrebbe creato difficoltà oggettive. Molti di quelli che dichiarano di avere una fede non hanno però tolleranza. Io con Dio ho un rapporto molto personale, ma non osservo obbedienza cieca». Lei è nato artisticamente al Piper di Roma, dove l'altra sera si è esibita la sua grande amica Bertè: m la vostra generazione non ha prodotto figli? «Ho provato a promuovere artisti, da Zerolandia in poi, ma l'apparato discografico spesso osserva una politica commerciale ottusa. Sono stato invitato al programma di Morandi, ma non sono andato, stavo preparando l'album: lui adesso è un ragazzino, in realtà è nato vecchio. Quarant'anni fa ciondolava curvo, adesso ha preso coscienza di quel ragazzino che è dentro di lui e lo ha adottato. Penso che andrò a Sanremo: mi piace questa idea di Baudo di dedicare una giornata alla musica italiana lasciando da parte la gara».