Le gag di Radio Due

Dopo l'anatema lanciato dal quotidiano dei vescovi insorto contro le gag papali di Maurizio Crozza su La 7 e contro l'imitazione di un finto don Georg, fatta da Fiorello su Viva Radio 2, il segretario personale di Ratzinger afferma: «Ho preso atto della polemica e spero che trasmissioni di questo tipo smettano, d'accordo la satira, ma queste cose non hanno livello intellettuale e offendono uomini di Chiesa. Non le vedrò mai, trasmissioni così sono poco costruttive». Al segretario sono state raccontate delle gag sul Papa, come ad esempio quella in cui «fuma tre pacchetti di sigarette, come un turco, per prepararsi al prossimo viaggio in Turchia» e che il quotidiano della Cei ha bollato come «satira fallimentare non priva di viagliaccheria». Ma «un commento del Papa - replica padre Georg - o una sua qualunque reazione sarebbero davvero troppo onore per questa gente». Per il direttore dei programmi di Radio Rai, Sergio Valzania, gli strali del segretario del Papa contro la satira di «Crozza Italia» e «Viva Radiodue» sono frutto di un «misunderstanding: nel suo primo discorso dopo l'investitura, il Papa ha parlato proprio della pazienza di Dio, ha detto che dobbiamo essere grati al Signore per la sua pazienza e grati del valore della pazienza. Padre Georg non ha disprezzo per nessun uomo, cosa che sembra invece trasparire quando dice che una risposta del Papa sarebbe troppo onore per questa gente», conclude Valzania. Per Angelo Sanza (Fi), «la satira verso il Papa si diffonde come la cattiva moneta caccia quella buona. L'Islam si ribella di fronte alle più elementari distinguo da Maometto e i suoi discendenti. Se prendessimo esempio dall'Islam per difendere le nostre radici, mostreremmo l'esistenza dell'Occidente e dei suoi valori, ai quali si sono formati coloro che usano la cultura per una satira inopportuna e diseducativa». Per Maurizio Gasparri (An) «da noi esiste maggiore tolleranza: per noi politici è quasi un successo avere un imitatore, essere bersaglio della satira. Per il Papa un maggiore rispetto sarebbe auspicabile, ma nella civiltà mediatica è tutto più complicato». Secondo Lorenzo Cesa (Udc), si tratta infine di «una satira stucchevole che non fa nemmeno ridere, e poi è una satira sgarbata che offende i credenti».