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Il pianto per il brano di Zero e il duetto con Ferro «E vorrei presentare Sanremo insieme a Baudo»

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Ho scelto questa canzone, fra tanti capolavori di Renato, perché mi piace il tema dell'abbandono e della solitudine riferito agli anziani e ai malati». Laura Pausini si è affidata alle emozioni per scegliere le sedici cover famose da interpretare nell'album "Io canto", in vendita da venerdì prossimo. «Dopo aver ricevuto il Grammy a Los Angeles quest'anno - spiega la Pausini, la seconda artista italiana premiata con il Grammy dopo Modugno nel '58 - ho voluto rendere omaggio alla cultura musicale italiana, che sono fiera di rappresentare nel mondo. Da noi c'è più qualità artistica rispetto alla produzione media internazionale: nel rock, per esempio, Ligabue scrive canzoni straordinarie». Eppure proprio il Liga è un grande assente: «Nella prima lista di 152 canzoni c'era anche "Ho messo via", ma è un artista che ascolto pochissimo, pur stimandolo. E sbaglio, perché il duetto "Gli ostacoli del cuore" con Elisa è meraviglioso. La scelta finale è stata puramente emotiva: "La mia banda suona il rock" di Fossati è forse il pezzo che Ivano ama di meno, però era un mio cavallo di battaglia quando mi esibivo nei piano-bar e litigavo con mio padre per cantare "Quando" di Pino Daniele». Baglioni si è offerto di fare i cori di "Strada facendo" («Sarebbe stato magnifico, ma ho rifiutato per pudore»), invece Cocciante ha tentato di farle cambiare canzone: «Avrebbe preferito pezzi più vecchi e d'autore come "Quando finisce un amore". Comunque era felice e "Io canto" mi rappresenta come sono oggi: ottimista, spensierata, serena e con tanta voglia di cantare l'energia e la speranza». Zero ha ascoltato la sua in un negozio di hi-fi di Parigi: «È entusiasta anche della versione in spagnolo per l'album che esce nei paesi latini: ho fatto una traduzione fedele al senso originale, perché trovo sbagliato stravolgere il testo delle canzoni di altri autori». Fra le tracce migliori del cd troviamo "Cinque giorni" di Michele Zarrillo e il duetto con Tiziano Ferro in "Non me lo so spiegare": «Ho voluto interpretarle fin dalla prima volta che le ho sentite, perché sembrano scritte apposta per me: quella di Michele è stata la prima che ho scelto e quella di Tiziano, che ha una voce molto intrigante, l'avevamo già cantata insieme in un suo concerto». In un album complessivamente di ottima fattura spiccano anche "Nei giardini che nessuno sa" di Zero e "Stella gemella" di Eros Ramazzotti («Entrambi arrangiati da Celso Valli, che ha fatto un lavoro magnifico sugli archi»), il duetto con Johnny Hallyday in "Come il sole all'improvviso" di Zucchero cantato in un misto di italiano e francese («Mi hanno riferito che Zucchero si è lamentato di non essere stato avvisato personalmente: è stato l'unico che non ho chiamato perché non avevo il suo numero; però l'ho fatto avvertire da un amico comune») e "Anima fragile" di Vasco Rossi. «In queste due ultime canzoni mi sono cimentata per la prima volta come arrangiatrice. Nel pezzo di Vasco, che nell'originale di venticinque anni fa era basato sul connubio fra pianoforte e voce roca, ho unito una voce liscia a sonorità sporche da cantina rock». Nel terzo duetto del disco Laura rilegge assieme a Juanes "Il mio canto libero" di Lucio Battisti, mescolando italiano e spagnolo: «Gli ho fatto ascoltare cinque canzoni senza dirgli chi erano gli autori per non influenzare la sua decisione: sono orgogliosa che abbia scelto Battisti perché è un punto di riferimento per tutti noi. Non ho mai sentito nessuno parlare male di Battisti; forse di Mogol, ma di Lucio mai». Detto che l'assenza di autrici femminili è puramente casuale («Le inserirò nel prossimo disco di cover, che farò se il pubblico mostrerà di gradire questo»), la Pausini lancia un appello a Pippo Baudo («Mi piacerebbe presentare un Festival di Sanremo con Pippo. Ho una venerazione per lui, ma nel 2007 non andrò in gara. Come ospite, chissà») poi spiega perché ha rifiutato la propost

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