Racconto matrimoniale con equivoci
LEO e Nina stanno insieme da anni. Contenti così. una sera però Leo sente Nina dirgli: «Sposiamoci». L'ama troppo per non assecondarla però, dato che entrambi sono anticonformisti e decisamente contrari alle convenzioni, pur acconsentendo, dichiara che quel loro matrimonio dovrà essere assolutamente diverso, all'opposto di quello che fanno tutti. Nina concorda, ma presto si accorgono come sia difficile venire a patti con genitori, amici, colleghi e le loro concezioni tradizionali su quello che deve essere «il giorno più bello». Fatalmente, così, senza che quasi Leo e Nina se ne rendano conto, eccoli coinvolti in tutti i rituali che le convenzioni pretendono: l'incontro reciproco fra i quattro genitori, le partecipazioni, i regali, il ricevimento, perfino la cerimonia in chiesa perché, si consola Leo, oggi tutti si sposano in Comune, e loro, per di più, avranno, per celebrarla un frate per nulla rispettoso delle regole tanto che, nelle sue prediche, anziché «fratelli» dice «compagni». Per concludere il tutto, naturalmente, con il viaggio di nozze prima di intraprendere il quale Nina ricorda commossa quel momento in cui Leo le aveva chiesto di sposarla. «Sei tu che le hai chiesto!», ribatte Leo. E Nina: «Ma io ti avevo solo detto: Spostiamoci»... Una quasi barzelletta per tirare le somme di un raccontino abbastanza piacevole che si è scritto, poi rappresentandolo, un esordiente, Massimo Cappelli, già autore di alcuni cortometraggi. Nelle intenzioni di beffa, ma con colori gentili, ci si imbatte fin dall'inizio quando, per annunciare le varie tappe obbligate dei preparativi per sposarsi, si ricorre a scritte fatte apparire sui luoghi più impensati, imbastendo poi, attorno a ciascuna di queste tappe, un'episodica sempre facile, ma con guizzi indubbi sul versante dell'ironia. Portandole avanti, tutte, con dei ritmi che, oltre a mettere l'accento sull'agitazione che di solito precede quel «giorno», tendono a far sentire l'ineluttabilità di quanto succede, volenti o nolenti ai promessi sposi, quasi trascinati, soprattutto Leo, in un vortice cui è del tutto impossibile far fronte: pur proclamando, ad ogni svolta, di mirare sempre a «qualcosa di diverso». Non è molto, comunque, e certamente sui riti matrimoniali si è visto di meglio, ma qua e là il divertimento non manca anche se, nel disegno di quasi tutti i personaggi, non si è mai dato prova di molta inventiva. I due protagonisti sono Fabio Troiano, abbastanza incisivo come Leo, e Violante Placido, con un fascino che però si esprime meglio quando la dirige suo padre Michele. Il frate è Giorgio Colangeli, giustamente premiato di recente alla Festa di Roma per «L'aria salata». Qui, però, non va oltre un carattere.