Einaudi: la mia musica «new age» senza confini
Esce l'album «Divenire» realizzato dal figlio del famoso editore
Nel dna, da parte materna, ci sono geni con l'inclinazione per le sette note, ed ecco qua che la carriera di musicista è stata una scelta obbligata. L'altra sera a Verona, nell'ambito del Progetto Italia della Telecom, Einaudi ha presentato il suo nuovo album, «Divenire», da qualche giorno nei negozi. L'Auditorium Nuovo Montemezzi ha ospitato la breve performance del pianista, accompagnato da sei archi e dal programmatore elettronico berlinese Robert Lippok, uno dei due componenti dei To Rococo Rot, con i quali Einaudi ha suonato quindici giorni fa a Roma, e dove tornerà il prossimo 10 dicembre (Auditorium) con la nuova formazione. Concerto carico d'emozione, con le melodie di Einaudi contrappuntate in modo assai discreto dalle incursioni elettroniche di Lippok e dalle sviolinate dei musicisti di supporto, assai bravi nel riprodurre le atmosfere new age dell'album e nel creare un gradevolissimo tappeto sonoro di supporto. Siamo in un territorio musicale indefinibile, i confini attraversati sono molti, come d'abitudine per un musicista da sempre affascinato dalle musiche e dalle culture altre. Il titolo stesso dell'album dà l'idea di un work in progress. «È vero - conferma Einaudi - la mia idea della musica è quella di una casa dalle porte aperte. Una volta acquisito un mio linguaggio musicale ho avuto anche più sicurezza nel confrontarmi con altri mondi ed altre culture». È un'eredità di Luciano Berio, col quale ha collaborato molto all'inizio della sua carriera? «Probabilmente sì, lui mi ha insegnato il modo di acquisire altri linguaggi». Lei passa dall'elettronica tedesca al virtuoso della kora (una specie di arpa) Ballakè Sissoko del Mali... «Sono molti curioso verso i mondi diversi dal mio, ma l'equazione è sempre Einaudi più qualcun altro. Sono tutti ospiti nella mia casa di suoni». Mentre il rock torna ai suoni vintage lei va verso l'elettronica? «No, a me l'elettronica serve semplicemente ad amplificare le risonanze del pianoforte. Con la tecnologia mi piace giocarci». «Divenire» è nato in montagna... «Sì, nel 2002 sulle Dolomiti, ed è ispirato alla figura del pittore Giovanni Segantini, al suo trittico intitolato "La vita, la natura, la morte". Il mio "Divenire" è un inno alla vita».