A gennaio in Italia il film «Apocalypto»
Mel Gibson: «Ecco i miei Maya, un popolo in fuga»
Stabilito questo ho dovuto solo cercare la storia e il tempo giusto». Questa l'idea iniziale che ha spinto Mel Gibson a girare, dopo «La passione di Cristo», un nuovo film in una antica lingua: «Apocalypto». Ovvero ancora un kolossal storico, ma dedicato alla civiltà Maya e girato nella lingua dei nativi. Il film (che sarà nelle sale italiane dal 5 gennaio 2007 distribuito da Eagle Pictures), prodotto dallo stesso regista insieme a Bruce Davey e girato nella giungla di Catemaco a Veracruz - spiega Gibson in un'intervista al sito LatinoReview - non gli ha creato grandi difficoltà, anche se è stato girato in un dialetto pressochè sconosciuto: «Non è stato difficile capire quello che dicevano. Intanto perchè ci sono pochi dialoghi e poi a me bastava conoscere solo il senso di quello di cui stavano parlando». Il regista ha utilizzato per il film, oltre a qualche attore spagnolo, solo indigeni Zapotechi con il criterio - spiega Gibson nell'intervista - che avessero «un aspetto davvero archetipico, mitologico». «Credo sia il primo film girato con i quattro protagonisti principali nativi americani. Tutte persone che non avevano mai girato prima e senza nessun riferimento anche approssimativo di quello che avrebbero dovuto fare, ma che, alla fine, hanno svolto un ottimo lavoro». Nel futuro di Gibson non ci sarà, almeno per ora, un altro film in lingue sconosciute: «Vorrei farne uno in inglese, sono stufo di questa roba», dice ridendo. Infine sulla richiesta da parte della Disney-Touchstone (la casa di Topolino, che sembra aver preso le distanze da questo film dopo l'arresto e le frasi antisemite dette dal regista) di «alleggerire» il film per non incorrere nella censura Usa che gli ha affibbiato la R (divieto ai 17 se non accompagnati), replica Gibson: «Non credo che abbiano messo abbastanza soldi per avere questo diritto». E poi aggiunge scherzando: «Penso che sia meno crudo del precedente film e il protagonista neppure muore, ma forse questo non avrei dovuto dirlo».