Dal presidente Napolitano alla Vanoni, lo ricordano come un poeta coraggioso
Trasformò persino la disgrazia in esercizio creativo
In un messaggio inviato alla Signora Giovanna Coprani Lauzi, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano scrive che «scompare con Bruno Lauzi una delle grandi voci della musica italiana. I suoi testi e le sue melodie hanno accompagnato, con una vena di malinconia, le trasformazioni ed i cambiamenti sociali con un continuo richiamo al significato dei sentimenti». «Con Lauzi scompare un altro grande protagonista della scuola genovese, di quei cantanti contestatori che dettero uno scossone alla canzone melodica italiana, imponendo anche una nuova figura di interprete: il cantautore. Non ha perso mai di vista la sua passione per la politica», ricorda il ministro Francesco Rutelli. «Malgrado fosse sofferente non aveva perso la sua ironia e si è spesso privato dei brani belli per farli cantare ad altri», ha detto Dori Ghezzi. Se per Sergio Cammariere «era un secondo padre», per Mogol «lascia un segno indelebile nella musica italiana» e per Gino Paoli «se ne va un uomo straordinario e di grande coraggio, che è riuscito a trasformare una disgrazia, la sua malattia, in un esercizio creativo». Per Pippo Baudo «va ricordato come un poeta» e per Renzo Arbore «aveva le caratteristiche più tenere, quelle delle canzoni dell'amor perduto». Lauzi «aderì a soli 24 anni alla Siae e ha affidato alla tutela della Società più di 600 bellissime canzoni», dice Giorgio Assumma, presidente della Siae. Era «un autentico anticonformista», afferma Ivano Fossati. Una persona «molto dolce, ironica e tanto coraggiosa», conclude Ornella Vanoni