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Domenico Carboni ha ritrovato la partitura nel 2005 nella Biblioteca di Santa Cecilia

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Parliamo di «Don Chisciotte alle nozze di Gamaccio», opera buffa in un atto, composta da Saverio Mercadante nel 1829 per il Teatro d'Opera Italiana di Cadice, dove appunto andò in scena per la prima e l'ultima volta nel 1830. La partitura si credeva dispersa, ma gli anniversari dell'arte sono spesso il momento per squadernare archivi e biblioteche alla ricerca di qualcosa di nuovo e allo stesso tempo vecchio: ovverosia l'inedito. In occasione dei 400 anni dalla prima edizione a stampa di «Don Quixote» di Cervantes, che cadeva nel 2005, Domenico Carboni, Direttore della Biblioteca del Conservatorio di Santa Cecilia, ritrova la partitura di quest'opera ispirata alle avventure dell'immaginifico idalgo, laddove all'apparenza ci si sarebbe dovuti aspettare di ritrovarla, vale a dire al Conservatorio San Pietro a Maiella di Napoli, in cui Mercadante insegnò per oltre trent'anni e dove riposa il suo lascito di libri e partiture: ma di vero ritrovamento si tratta poiché quella di «Don Chisciotte» era rilegata con un'altra opera di Mercadante, «La rappresaglia», nome sotto cui era inventariato il volume, e lì riposava senza che nessuno ne fosse a conoscenza. Mercoledì sera a Roma, al Palazzo della Cancelleria, sono stati eseguiti in anteprima alcuni estratti secondo l'edizione critica ancora inedita, curata dopo il ritrovamento da Pedro Oltra e Domenico Carboni. C'erano il soprano Erla Kollaku e il tenore Giordano Massaro, accompagnati al pianoforte da Monaldo Braconi. Una prestazione ci restituisce un compositore dalla mano sicura e rifinita nell'orchestrazione, nell'arcata melodica, nell'abilità di creare contrasti emotivi, in particolare nel duetto, "inventore" dell'impiego nell'ouverture di danze popolari spagnole, cosa peraltro assai rara ai tempi. Precocissimo, appena ventiseienne Mercadante (1795 - 1870) ha la sua prima affermazione alla Scala con "Elisa e Claudio", seguita da altri successi che gli valgono la chiamata in Spagna e in Portogallo: dopo 7 anni rientra in Italia come maestro di cappella alla Cattedrale di Novara, e a questo periodo risale la sua opera più celebre, "Il Bravo". Da Rossini è chiamato a Parigi dove fa rappresentare "I briganti": stimato anche da Liszt e da molti altri musicisti, perfino da Joyce nel suo «Ulisse» lo definisce grande compositore di musica sacra, di Mercadante oggi si esegue quasi nulla, poiché i nostri teatri preferiscono languire nel più scontato repertorio.

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