Consegnato il passaporto al divo. Che poi si concede per un'ora all'Auditorium
Solo un paio d'interviste per poi recarsi con la moglie Grace dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che lo ha ricevuto al Quirinale. Il fondatore del Tribeca Film Festival, con il quale è gemellata la Festa del Cinema di Roma, ha incontrato il presidente Napolitano da neo cittadino italiano. Sì, perché a Robert De Niro, ieri pomeriggio all'Auditorium, poco prima dell'incontro con il pubblico condotto da Vincenzo Mollica e Mario Sesti, il sindaco Walter Veltroni ha consegnato il passaporto italiano. È stato un autentico bagno di folla quello sul red carpet dell'Auditorium, dove De Niro ha voluto incontrare il pubblico romano. Davvero un gesto di grande generosità per un uomo come lui, introverso e schivo nell'affrontare lunghi discorsi e troppa folla. A sorpresa, poco dopo, è comparso all'Auditorium anche il presidente Giorgio Napolitano, però sulla passerella che lo conduceva alla riapertura delle attività concertistiche dell'Accademia Santa Cecilia, e a seguire il concerto inaugurale, la «Dannazione di Faust» di Hector Berlioz, diretto da Antonio Pappano. «È un cerchio che si chiude, anzi si compie il destino della mia famiglia e delle mie origini italiane. Sono tornato a casa. Sarà un vantaggio anche per i miei figli, non vedo l'ora di farglielo vedere», ha esordito De Niro nella Sala Sinopoli riferendosi al passaporto italiano appena ricevuto, mentre la folla appaludiva entusiasta, sfiorando più volte la standing ovation. Il divo americano ha incontrato per più di un'ora il pubblico della Festa del Cinema affrontando tanti temi legati alla sua carriera. Per l'occasione, sono stati presentati in anteprima anche otto minuti del suo nuovo film «The Good Shepherd» che uscirà in Usa a dicembre e in Italia a marzo. Il film, da lui diretto e interpretato, ha come protagonisti Matt Damon e Angelina Jolie e racconta i 40 anni della Cia dalla sua nascita. Nel trailer c'era abbastanza per entrare nella intricata atmosfera del film, tra cerimonie d'iniziazione, sette misteriose, segreti e attriti fra Matt Damon e la moglie, contatti di spionaggio con agenti nazisti, russi e infiltrati. «È un film ambizioso, che ha richiesto molti anni di lavoro, con tanti personaggi che compiono un ciclo — ha detto De Niro alla sua seconda prova di regia dopo «Bronx» —. Ho incontrato 9 anni fa Eric Roth (premio Oscar per «Forrest Gump»), autore della storia sulla quale abbiamo lavorato insieme. Ma io ho inserito anche una seconda parte, dal 1961, con la Baia dei Porci, fino alla caduta del Muro di Berlino. Non sono certo che si possa parlare d'attualità, sarà il pubblico a deciderlo. Però ci sono altri elementi importanti, come il dramma familiare. Spero di fare altri film con Scorsese, prima che diventiamo così vecchi da non poterci reggere in piedi. Il mio sogno è lavorare con Martin Scorsese e Eric Roth: non so che personaggio potrebbe venir fuori per me, ma sarebbe una bella esperienza, molto divertente. Con Marty ho un rapporto creativo straordinario. Abbiamo fatto tanti viaggi appassionanti insieme anche se a volte le mete non erano chiare». Sono state poi proiettate alcune scene cult di tre storici film di De Niro, a cominciare dalla battuta memorabile, «Parli con me? Stai parlando con me?», in «Taxi driver» (1976) di Scorsese: «È passato tanto tempo, non mi ricordo come fu costruita la scena, ma di sicuro fu in parte improvvisata da me e ancora m'imbarazza», ha svelato la star. La seconda scena è stata tratta da «Toro scatenato» (1980) sempre di Scorsese, un film che segnò il perfezionismo di De Niro sul lavoro di trasformazione del fisico e che gli valse l'Oscar: «Mi affascinava l'idea di un pugile trasfigurato nel corpo e nello spirito, con un corpo sformato che cade a pezzi dopo i trionfi del passato. Incontravo spesso Jack La Motta a Manhattan, nel locale dove lavorava ed era molto appesantito». La terza clip è stata infine tratta da «Terapia e pallottole» (1999) di Harold