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«Finalmente anche il nostro cinema ha mercato»

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Diario d'artista

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E certo, mi allineo con le scelte della Festa del Cinema, che in segno di rispetto ha cancellato l'aspetto glamour dell'evento. Solo cinema dunque e nella capitale. Da romano e da attore, non posso che essere orgoglioso di questa iniziativa. Nello stato in cui si trova oggi la nostra industria cinematografica, manifestazioni come questa capitolina non possono che far bene. Soprattutto se, come pare, il mercato di via Veneto sarà competitivo e convicente. La Festa di Roma mi piace: l'atmosfera familiare e la giuria popolare smorzano quell'ansia di prestazione che si percepisce invece a Venezia, Cannes, Berlino o in altri festival più importanti per tradizione. A Roma c'è la Festa non il Festival. Mi ha coplito l'atmosfera elegante, il red carpet, il calore del pubblico e l'organizzazione impeccabile. Ieri è passato il film «La sconosciuta» di Tornatore, dove interpreto il ruolo di un padre e da poco lo sono anche nella vita. Mi ha entusiamato vedere l'emozione della gente, osservare quante persone a Roma amano il cinema e passeggiano per l'Auditorium con grande attenzione verso tutto ciò che accade nel villaggio. Ho notato questo giorni fa, quando ho partecipato alla premiere del film «N» di Virzì ed ero un semplice spettatore tra tanti altri. Si respirava un'aria diversa per la città. Qualcosa di nuovo è nato e non solo per i cinefili, non solo per noi che lavoriamo per il grande schermo. Ma è Roma che sembra diversa: una capitale che finalmente con consapevolezza accoglie appieno la brezza della grande tradizione cinematografica d'Europa. Se ne sentiva davvero il bisogno.

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