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«Scalfaro devoto, dicono che apparve alla Madonna» Claudio Villa blasfemo: «Gesù Cristo? Un magliaro»

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Lasciando sulla carta spruzzatine di inchiostro velenoso, a futura memoria. E a futura memoria esce ora un libro («Ve li racconto io», 440 pagine, 18 euro) che è una raccolta di ritratti: all'incirca duecento tipi, tipe e magari tipacci, tutti famosi e in qualche caso illustri, incontrati da Gervaso nelle più svariate occasioni e qualche volta rivisti a distanza di anni. Fornendogli l'opportunità per aggiungere qualche altra rapida notazione. Il blocco di appunti pronto, la penna carica, una veloce presentazione, impressioni colorite, talvolta "a pelle", qualche aneddoto a mo' di documento, due battute da simpatizzante o antipatizzante, e il profilo è fatto. Ne ha visti tanti, Gervaso, di protagonisti del Novecento: e sono uomini politici, scrittori, giornalisti, scienziati, sportivi. Ci sono anche le "star", divi e dive, più o meno incanutiti, più o meno vanitosi, capricciosi, viziosi, come Marlène Dietrich, Lauren Bacall, Rita Hayworth, Rudolf Nurejev, Frank Sinatra. E anche una radiosa pornodiva, Moana Pozzi, convinta che il sesso "avvicini a Dio". Ma, per lei, c'è qualche "frutto proibito"? «No - è la risposta - anzi nel paradiso terrestre non solo avrebbe mangiato la mela, ma anche fatto avance al serpente». Tra gli uomini di governo potrebbe non esserci Andreotti? In un appunto del '77, Gervaso scrive: «Nessun politico sa più di lui ciò che vuole, quando lo vuole e, soprattutto, con chi lo vuole. Più realista di Bismarck, più tempista di Talleyrand, raramente sbaglia e, se sbaglia, sbaglia sempre a ragion veduta». Invece, a Gervaso, liberale, liberista, libertario e libertino, Prodi non piace proprio. Decisamente antipatizzante un giudizio stilato nel '96: «È la quintessenza del buonismo, che è falsa bontà, della vecchia politica cattocomunista gesuitica e tartufesca, dell'opportunismo trasformista, del moralismo un tanto al chilo (...). Mi basta guardarlo per capire chi è, per non fidarmi di lui. Non mi piacciono gli uomini senza labbra, che a sessant'anni corrono in bicicletta. In tuta, con il cavallo dei pantaloni che gli scivola sulle ginocchia, il Professore mi sembra una maschera della commedia dell'arte, vittima di un prolasso». E Berlusconi? Decisamente simpatizzante una nota di diario del 20 gennaio 2006: «Il Cavaliere avrà tutti i difetti di questo mondo (e dell'altro, se esiste), avrà commesso come primo ministro tutti gli errori di questo mondo (e dell'altro, se esiste), avrà fatto un mucchio di gaffe, raccontato troppe barzellette, porterà scarpe con i tacchi rialzati(...), si vanterà di dare consigli a Putin, a Bush, a Blair e, più sommessamente e discretamente, al Padreterno, cui non dubita di somigliare, ma, prima di scendere nell'arengo politico nel 1993, aveva fondato un impero che oggi dà lavoro a più di ventimila persone e ha un fatturato di miliardi di euro». Ce n'è per tutti, vivi e morti, nel libro di Gervaso: restando tra i politici, sfilano in ordine alfabetico, e ci limitiamo ad alcuni nomi, Almirante, Bassolino, Bertinotti, Cossiga, Craxi, D'Alema, Fanfani, La Malfa, La Pira, Moro, Pajetta, Pannella, Pertini, Rumor, Saragat, Scalfaro («Devoto e morigerato, dicono che sia apparso alla Madonna»). Svolazzando in altri lidi e suggendo fior da fiore, ecco Claudio Villa, blasfemo e mangiapreti, a pranzo da Gervaso («Quando mia moglie gli domanda: "Chi è stato, secondo te, Gesù Cristo?", Villa ferocemente risponde: "Un magliaro"»). Simpatico, invece, il "tombeur de femmes" Sandro Paternostro. Gervaso lo incontra, mesto e sconsolato, in largo Chigi il 15 agosto del 1980. Che è successo? Spiegazione: «Quest'anno, a Ferragosto, per la prima volta non ho adempiuto ai miei doveri extraconiugali». Un'altra battuta fulminante è quella di un tassista su Bassolino, sinda

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