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Paolo Villaggio, perché scrive libri? «Perché amo scrivere.

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Fu un successo. E da allora...». "Gli fantasmi" e sottolineo "gli" fantasmi il titolo del suo ultimo libro, edito da Rizzoli (15 euro). Perché un titolo così? «Intanto c'è anche un sottotitolo: "mica ci credete?" Il titolo non l'ho voluto io. L'ha voluto la casa editrice. Avrei voluto intitolare questo libro "Fantasmi italiani". Non mi è stato concesso». E allora? «E allora ho scritto ugualmente il libro. Parlando e scrivendo di fantasmi che sono intorno a noi. Anzi dentro di noi, di più siamo noi stessi. Fantasmi dispettosi e crudeli». Ma l'Italia è un paese di fantasmi? «A volte, quasi sempre. Spesso. Tanti fantasmi ci circondano. E ci fanno una fottuta paura». Lei scrive per sé, per gli altri o per l'eternità? «Una domanda difficilissima con una risposta semplicissima. Io scrivo assolutamente per l'eternità». Si prende gioco dei suoi lettori? «Io rispetto i miei lettori. Forse sempre a volte mi prendo gioco di me stesso e se vuole anche di lei». Come le va la vita? «Benissimo. Ho solo una cinquantina di chili in più». E ha sempre tanta paura della morte? «Assolutamente sì. Non ne voglio parlare a nessun costo».

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