di DINA D'ISA QUANTO a trasformazioni Richard Gere, si sa, ha dato il meglio di sè e ancora una volta ...
La storia è quella dello scrittore Clifford Irving che, non sapendo come sbarcare il lunario, inventa una biografia del miliardario Howard Hughes dicendo di averla stilata in esclusiva con il magnate che da anni non comunicava più con il mondo se non, raramente, per telefono o lettera. Ma nel film della Miramax, distribuito dalla Eagle in anteprima mondiale a Roma dal 20 ottobre, il leggendario miliardario Hughes, sapendo del falso, manda all'indirizzo del truffatore delle carte molto riservate da cui si capisce come abbia finanziato l'allora presidente Richard Nixon. Hughes smentirà poi l'autenticità del libro e la verità di quegli imbarazzanti finanziamenti, e se tutto ciò che racconta il film fosse vero, da quel momento s'ipotizza la nascita dei sospetti su Nixon che poi portarono al Watergate. «Ci sono molti documenti e libri che parlano in questo senso — ha afferma ieri Gere —. Si sa che tra il presidente e Hughes alla fine c'è stato un accordo per modificare la legge antitrust alla Corte Suprema. Ricordo che in quel periodo stavo girando "American Gigolò" e tra le rotagoniste c'era Nina Van Pallandt, che in "The Hoax" è interpretata da Julie Delpy, e proprio in quel periodo Nina aveva una storia con Clifford Irving. Ma ricordo che non ne voleva mai parlare, nonostante le mie domande. In quell'epoca, per la prima volta, noi americani abbiamo capito quanto le cose che ci venivano raccontate dai media non fossero vere. Eravamo decisamente dei grandi ingenui. La menzogna era il mestiere di Clifford, era affascinante ed eccentrico, proprio come lo descrive Orson Welles nel suo film, al quale peraltro mi sono ispirato. Clifford era molto amico del grande falsario d'arte Emil Dehore, con il quale si vedevano spesso a Ibiza, dove probabilmente ipotizzavano le loro truffe. È pur certo che per copiare l'arte così bene da farla apparire vera deve essere comunque un grande artista». Ricordando poi l'interpretazione di DiCaprio nel ruolo di Hughes per il film "The Aviator", Gere ha sottolineato che «DiCaprio è un bravissimo attore. Ma per un'icona straordinaria, una figura mitica, una creatura mitologica della quale sono state scritte e dette le cose più incredibili e assurde, come era Hughes, abbiamo fatto meglio noi, nel nostro film. Abbiamo preferito non mostrarlo mai, se non brevemente in controluce, quando se ne scorgono le mani. Una cosa che hanno in comune tutti gli esseri umani è la capacità di mentire: lo facciamo per motivi diversi, ma soprattutto per proteggere l'idea di chi siamo davvero. Ora che sono padre, mi rendo conto di quanto sia diffile educare i figli alla verità, è un cammino che imparo giorno dopo giorno. La realtà oggi è mistificata dall'esistenza di Internet e da quella stampa alla quale, almeno noi in Usa, non crediamo più tanto. Recitare personaggi pubblici e molto conosciuti è sicuramente più difficile. Fare il ruolo di Hitler o di Berlusconi sarebbe impossibile», conclude Gere che poi si scusa del parallelo tra i due personaggi «solo occasionale e che non voleva avere una valenza politica». Su Internet c'era la notizia che Gere si sarebbe visto in occasione della Festa romana con il Dalai Lama: «Ma non è vero, perché non sapevo nemmeno che fosse a Roma e comunque ho cercato di parlare con Sua Santità. Il Buddismo è un eterno processo interiore che combatte anche la menzogna. Quando incontri una persona come il Dalai Lama ti senti di fronte a uno specchio verso cui non puoi mentire». Gere, che è arrivato da Zagabria per le riprese di «Spring breack in Bosnia», non ama più sentirsi un sex symbol: «Ho 57 anni. Per quanto tempo ancora posso essere definito credibilmente un sex symbol? Ho solo un ottimo chirurgo plastico che frequento stabilmente una volta al mese e di cui vi posso dare l'indirizzo. Dopo Roma tornerò in Bosnia per finire questo film incentrato sulla ricerca di criminali di guerra, come il generale Mladic e Karadzic. Persone che