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Oliver Stone ci fa rivivere l'angoscia delle TorriPresentato a Venezia «Worl Trade Center» offre un'impressionante ricostruzione dell'attentato

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IL titolo mette subito sull'avviso. Oliver Stone, il regista, torna ad occuparsi i fatti e di casi che, con il suo cinema, calato spesso nel cuore della società americana, ha studiato e commentato a più riprese. Ora con partecipazione, ora con forti accenti polemici. Basti ricordare, nell'89, «Nato il quattro luglio» e, in seguito, i film sull'assassinio di Kennedy, «JFK, un caso ancora aperto», e quello sulla vicenda torbida di Nixon, «Gli intrighi del potere, Nixon». Questa volta è di scena uno dei momenti più terribili del terribile 11 settembre, ambientato sotto le rovine delle Torri Gemelle subito dopo lo schianto dei due aerei. La storia, scritta per Stone da Andrea Berloff sulla base dei racconti di alcuni sopravvissuti, segue gli affanni, le speranze, ma anche le angosciose disperazioni di un piccolo gruppo di agenti di un Dipartimento di Polizia di New York accorsi per primi nel tentativo di salvare qualche vita e rimasti invece intrappolati per dodici ore sotto le macerie. Di quel gruppo si salvarono solo in venti e il dramma si stringe soprattutto attorno a due di loro, l'agente Allison Jimeno e il sergente John Mc Loughlin, raccontando di pari passo, come dal vero, i loro retroterra familiari. Le pagine iniziali sono terrificanti, degne delle regie migliori di Oliver Stone e con un senso così forte del cinema da lasciare addirittura attoniti. Prima la progressione dell'attacco terroristico, ancora poco chiaro a tutti, poi, quasi ripresi di nuovo lì sul momento, i suoi effetti devastanti, con il fumo, le urla, i crolli e le sirene ricostruiti con una sapienza tecnica senza eguali. Quindi i soccorsi, ancora in cifre corali, con l'azione che si restringe presto attorno al piccolo gruppo di agenti sepolti vivi, di cui solo quei due si salveranno. Mentre, in parallelo, si seguono appunto le angosce delle loro famiglie a casa, aggrappati ai televisori in attesa spasmodica di notizie. Forse questa parte, sia con i due agenti che ce la mettono tutta per resistere, sia con quei loro familiari in cifre qua e là un po' didascaliche, è meno solida, dal punto di vista cinematografico, del preambolo che ha invece un impatto visivo, ritmico e di suoni addirittura sconvolgente, ma anche così, nel suo insieme, il film, tessuto di storie tutte vere, ha grandi meriti. Anche perché fa ricordare. Nei panni dei due protagonisti, Nicolas Cage e Michael Peña. Con i toni giusti.

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