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Nobel a Pamuk il cantore triste della Turchia

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L'Accademia di Svezia: «Lo scrittore ha scoperto nuovi simboli dello scontro tra culture»

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E le motivazioni che l'Accademia svedese ha avanzato per l'assegnazione del Nobel, rappresentano una indiscussa attualità nella quale egli, forse, «ha scoperto nuovi simboli dello scontro e dell'intreccio tra le culture». Potrà indurre questo premio alla riflessione pacifica e "conveniente" per una realtà geopolitica orientata più al dialogo che all'odio? Un anno fa Orhan Pamuk è stato dichiarato colpevole di aver infranto l'articolo 301 del codice penale turco per "oltraggio all'identità turca". In realtà, dopo aver respinto la definizione di "artista di Stato" attribuitagli dallo stesso governo turco, Pamuk è stato incriminato per aver dato alle stampe svizzere, non certo una notizia edificante a favore della classe dirigente del suo paese: il massacro di un milione di armeni e di trentamila curdi in Anatolia, durante il primo conflitto mondiale. Il processo che ne è seguito ha letteralmento spaccato l'opinione pubblica, una parte della quale si è schierata contro lo scrittore, e soltanto il 22 gennaio di quest'anno, con il nuovo codice penale e l'abolizione quindi del ben noto articolo 301, è stato messo tutto a tacere visto che il fatto non costituisce più reato. Ma persino durante il processo un sottoprefetto di Isparta aveva ordinato la distruzione dei suoi romanzi nelle librerie e biblioteche, mentre una tv locale invitava a rintracciare una studentessa che aveva ammesso di possederne uno. L'esistenza di Pamuk riflette, almeno agli inizi, un topos di molti scrittori: sollecitato dalla famiglia agli studi di architettura, dopo la frequenza nel liceo americano Robert College, egli spezza l'assedio borghese in cui è vissuto fino allora per dedicarsi alle Lettere. E pur tornando nel corso della propria formazione, negli Stati Uniti, ha sentito sempre irreversibile il sentimento di appartenenza alle radici culturali della sua terra, cui ha dedicato quasi tutte le sue opere. L'uomo e l'artista si fondono in una realtà sociale, storica e politica profondamente amata, ma anche onestamente analizzata nei suoi lati più oscuri, rischiando di scontrarsi con una mentalità spesso fin troppo integralista. Ma il linguaggio artistico non conosce limiti alla più autentica libertà d'espressione, e fin dagli inizi della sua carriera, non solo di romanziere, ma anche di giornalista, Pamuk ha acquistato consensi e riconoscimenti grazie a una lucida e originale interpretazione della propria, anzi nostra, attualità, e alle abilità, questa volta proprie, di creare una scrittura ricca di suggestioni narrative che non tolgono, piuttosto evidenziano, l'intensa partecipazione dello stesso alle dinamiche umane spesso, o sempre, violente e subordinate a una spietata logica del profitto, quindi del potere. Pamuk usa, e si intenda questo termine nel suo significato più nobile, lo strumento letterario per dichiarare la propria passione d'amore per una vita "migliore" che non si limita al proprio perimetro nazionale, ma parte da questo per allargare sull'orizzonte umano il proprio contributo etico e politico, attraverso il quale non lasciare alla vuota retorica gli ideali di democrazia e tolleranza. In questo senso, acquistano un valore denso, il premio per la pace dei librai tedeschi assegnatogli nel 2005 in segno di solidarietà durante il processo, e le stesse opere tradotte in più di quaranta lingua, e pubblicate in Italia da Einaudi. Il suo primo romanzo «Oscurità e luce» (1974), già immerge il lettore nel quartiere di Nisantasi a Istanbul dove egli stesso è cresciuto. Seguono «La casa del silenzio» (1984) e «Il castello bianco» (1985). Poi il successo con «Il libro nero» (1990), quindi «La vita nuova» (1994). Con il crescere del numero dei premi ottenuti, cresce la fama e l'attenzione da parte del pubblico, della critica, nonché dei politici, a livello internazionale. «Il mio nome è rosso» (2000), ambientato nella Istanbul del XVI secolo, gli è valso il prestigioso International Impac Dublin literary Award e il Grinzane Cavour 2002. Segue «N

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