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Quella solidarietà sui marciapiedi di Madrid

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DEL REGISTA spagnolo Fernando León de Aranoa si ricorderà con simpatia un film, «I lunedì al sole», che, mettendo l'accento su degli operai di un cantiere navale in Galizia rimasti senza lavoro, disegnava con una certa finezza i drammi della disoccupazione, per metà con intenzioni corali, per metà portando in primo piano dei personaggi molto incisi. Quasi le stesse cifre nel film di oggi che, al centro anziché degli uomini ha delle donne, le «princesas» del titolo, da leggersi, anziché «principesse», «prostitute». Anche qui, di sfondo, un coro, tante donne che a Madrid battono i marciapiedi, ma anche, appunto, due personaggi seguiti con attenzioni maggiori. Uno è quello di Caye, una ragazza di buona famiglia che però, proprio per sottrarci a un opprimente ambiente familiare, ha scelto quel mestiere. Un'altra, Zulema, non solo non è spagnola, ma, emigrata da Santo Domingo, dove ha lasciato un bambino di pochi anni, non ha documenti e teme sempre, se scoperta, di essere rimpatriata come clandestina. Non deve però temere soltanto la polizia perché le prostitute madrilene che esercitano in zone di cui si considerano padrone, guardano a lei e alle altre straniere cui si accompagna con l'astio polemico con cui si osteggiano delle concorrenti tanto più pericolose in quanto, per arrivare ad imporsi, praticano prezzi molto bassi. La sola che non tende a emarginare Zulema è proprio Caye, con molta comprensione, al contrario, e con tale generosità da darle addirittura dei soldi per aiutarla, alla fine, a tornarsene a casa, disgustata da tutto quanto, lì attorno, l'ha fatta duramente soffrire. De Aranoa ha seguito molto da vicino l'itinerario di quelle donne, pur evocandovi attorno, ma senza effetti crudi, l'ambiente della prostituzione da cui via via le fa emergere. Ha curato le psicologie, ha svolto con attenzione le evoluzioni cui vanno incontro e se, in qualche snodo è sembrato indulgere a considerazioni letterarie che sfiorano la retorica, si è riscattato con una regia controllata ed asciutta in cui la cornice e le figure centrali trovano quasi sempre una loro ragione. Per merito anche di due protagoniste che riescono ad esprimere con modi concreti i loro caratteri. Caye la interpreta, con risentimenti sinceri, Candela Peña, già vista e apprezzata in «Tutto su mia madre» di Almodóvar, Zulema è la portoricana Micaela Nevárez, in arrivo dagli Stati Uniti dove si è già cimentata con successo sia al cinema sia in televisione.

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