Spaccato della Palermo anni Ottanta
Quelle lezioni di Cosa Nostra fra i tavoli dell'«'Ngrasciata»
Salone delle riunioni de "Il Giornale di Sicilia", che a Palermo è solo "Il Sicilia", a un tiro di voce dalla stanza del vice direttore Giuseppe Sottile, signore e principe di ospitalità. L'inviato catapultato da Roma nell'intrigo dei misteri di Palermo in quei terribili anni Ottanta e il maestro che ti delineava contorni inediti di Cosa Nostra allora fatta non solo di malacarne. Peppino Sottile come miniera di informazioni, lui che aveva conosciuto la mafia dalla fine degli anni Sessanta come giovane cronista de "L'Ora". Farcito d'esperienza come pochi in quella città che aveva già ingoiato una vittima eccellente, Mauro De Mauro, Peppino sicuramente aveva già in mente "Nostra Signora della Necessità" data ora alle stampe. Un libro già delineato nella sua struttura quando alla fine di una giornata di lavoro ci si trovava attorno a un tavolo di un'osteriaccia di Sant'Erasmo a parlare dei mali di Palermo, tra un piatto di cozze pepate all'inverosimile e un fritto di paranza che ti si scioglieva in bocca. L'"'Ngrasciata" (in dialetto vorrebbe dire la "zozzona") era nel cuore di una borgata di mafia. A pochi passi c'era la camera della morte dove i corleonesi squagliavano i loro nemici in pentoloni pieni di acido solforico. Peppino Sottile non era più quel "cornuto" che con il fotografo Gigi Labbruzzo aveva profonato l'identità di Ortensia, "buttana" di Ballarò ferita in una rapina. Il "biondino" de "L'Ora" si era fatto le ossa, e che ossa, infilando, in 23 anni di giornalismo d'assalto, «avvertimenti» nemmeno tanto larvati come perle di una collana che è quasi un rosario per tutti quei morti ammazzati visti in piazze e vicoli di Palermo, dalla Vucciria a Santa Maria del Gesù, dalla Zisa a Tommaso Natale passando per gli inghiottiti dalla discarica di Bellolampo. Al tempo delle mie assidue trasferte palermitane le "buttane" di Ballarò o del Foro Italico rapinate e mazziate non facevano più notizia. Erano i giorni del terrore dell'antimafia diventata partito. Con Leoluca Orlando e padre Pintacuda ben piantati su un gradino al di sotto di Dio intenti a dare del "colluso", del "contiguo" a tutti quelli che non la pensavano come loro. Ma Giuseppe Sottile continuava la sua battaglia contro la mafia come sempre. Come oggi che ha messo in piazza la sua prima esperienza da giornalista che è lezione di vita e di alta professionalità. Ricordi di certi mestieri che i giovani cronisti, purtroppo, oggi non fanno più.