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Si ispira al mondo antico l'arte povera di Kounellis

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«Atto unico» è il titolo della mostra milanese che si compone di oltre 20 opere (illustrate preziosamente nel bel catalogo di Skira), tra creazioni storiche e originali del grande artista greco, nato al Pireo 70 anni fa e romano d'adozione dal '56 (vive nella capitale, dove ha studiato all'Accademia delle Belle Arti e dove ha esordito nell'Arte Povera, nel '60, con la sua prima personale alla Galleria La Tartaruga). "Pedinato" continuamente dalla cinepresa del regista Ermanno Olmi, Kounellis ha sistemato personalmente, in circa un mese, i suoi allestimenti nel grande spazio dell'ex fabbrica di turbine Riva & Calzoni che lo scultore Arnaldo Pomodoro ha trasformato in uno straordinario luogo espositivo, attivato l'anno scorso con la mostra «XX secolo». Un labirinto plumbeo che tra campane di ferro e giacigli poveri traccia «l'enigmatica cifra di un destino mitico» (come osserva il curatore Bruno Corà) e conduce a una larga macchia nera smaltata sul pavimento, travi a vite che calano dall'alto, la struggente successione di frammenti di volto in gesso che fuoriescono da una parete in legno, una catasta di lamiere su cui poggia il pianoforte che ripete ossessivamente una strofa del «Nabucco» verdiano («È il mio omaggio a Milano»), le vele che si riferiscono al viaggio dell'artista, le fatiche cromatiche del carbone e la appetitosa «moraltà della carne rossa» scandiscono la poetica declinazione di forme, geometrie e materiali di quello che Corà definisce «un affresco nello spazio». «Concepita nella forma di un vasto organismo plastico - osserva Corà - questa grande creazione di Kounellis (una delle più articolate e vigorose degli ultimi anni) reca nel suo asse centrale una concatenazione morfologica frutto di un unico disegno emotivo». Il mondo antico cui Kounellis ha più volte dichiarato di appartenere è ben presente nella modernità della sua opera: «Parlare di antichità non è conformismo, ma anticonformismo - osserva l'artista - La nostra modernità è ancorata a un'identità certa: le radici sono un fatto complesso, sono legate alla storia della lingua pittorica. Ricordo bene le mie discussioni giovanili sulla modernità di Caravaggio e di Masaccio. Ricordo anche le discussioni sulla necessità, per noi artisti, di andare in un'altra direzione. Da lì è nata l'"arte povera" che si è rivelata validamente dialettica». Concetti questi di Kounellis che ritroveremo nel film di Olmi. «Ho spiato Kounellis per alcune settimane e il risultato sta nelle 120 ore di riprese che monterò in un film di circa mezz'ora che sarà pronto a ottobre - ha annunciato il regista de «L'albero degli zoccoli»- Ho pedinato furtivamente Kounellis al lavoro, come si fa coi bambini, per sorprenderlo in certi suoi momenti riservati e fuggevoli. Mi sono accorto che nello sguardo ha qualcosa che è molto vicino all'innocenza, un'eco dell'infanzia senza la quale non ci si può stupire».

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