Salemme in bilico tra dramma e commedia
ROBERTO Cimpanelli è un produttore, anche distributore, di serie qualità e di prestigio. Alle sue attività, di recente, aveva aggiunto la regia, con un film, «Un inverno freddo freddo», andato incontro a un buon successo. Oggi vi torna, sulla scorta di un'idea del compianto Sergio Citti e, ancora una volta, con il sostegno di una sceneggiatura scritta con Furio Scarpelli e con suo figlio Giacomo. Si comincia con una data che subito preoccupa, il 7 settembre del 1945. In un paesino dell'Umbria, un carabiniere, Umberto, riceve l'incarico di tradurre in manette, fino al tribunale di Venezia, un suggeritore teatrale, Raoul, condannato per truffa. Ai due si aggiunge l'eterna fidanzata di Umberto, Luisa, che in attesa finalmente di sposarsi pensa che almeno, data Venezia come meta, potrà anticiparsi una specie di viaggio di nozze. Ma l'indomani, appunto, è l'8 settembre. Il carabiniere, ligio con rigore al proprio dovere, non se ne lascia turbare e procede nella sua missione - di cui ci dà via via conto con messaggi ai suoi comandi in stile burocratico - anche se presto i treni non funzionano più, i mezzi di fortuna di cui si affidano riservano loro una delusione dietro l'altra, facendoli a un certo momento arrivare sì in vista di Venezia, ma con i tedeschi intenti a passare per le armi tutti quegli italiani che considerano dei traditori. Raoul, pur innocente, sarà tra questi, Luisa impaurita, tornerà indietro, Umberto raggiungerà i partigiani. In mezzo ai quali, però - apprendiamo da Luisa che ricorda - troverà la morte... Un'avventura, un viaggio che mutano i caratteri. Specialmente quello del carabiniere, prima legnoso e rigido, pronto, nonostante tutto, ad eseguire quegli ordini che comunque più nessuno gli dà, poi a tal segno convinto dalle buone intenzioni del suo prigioniero da togliergli le manette, arrivando, alla fine, dopo la sua uccisione, a prendersi tra i partigiani, come nome di battaglia, proprio quello dell'altro. Un itinerario psicologico svolto con cura, anche se deve farsi strada, nel suo percorso, attraverso un'episodica in equilibrio non sempre molto solido tra la commedia e il dramma. Cimpanelli regista, grazie anche alle immagini di Pasquale Rachini, noto per i suoi film con Pupi Avati, l'ha risolto con le dovute tensioni, privilegiando, come climi, una diffusa malinconia che, anche nei momenti più distesi, sottintende il tragico che si prepara. Con il contributo non certo marginale di due felicissimi interpreti, Neri Marcorè, nelle durezze a poco a poco smorzate del carabiniere, Vincenzo Salemme, nella finta euforia del prigioniero con tristi problemi familiari di sfondo e una vita in cui il teatro si è limitato a dare una patina solo vuoti lustrini. Luisa, in mezzo, è Elena Russo, con molta TV alle spalle. G. L. R.