Springsteen beffardo spiega dove il suo Paese ha sbagliato L'incubo più grande, la guerra: «Non sappiamo come uscirne»
Seduto sul palco, le gambe ciondoloni, la camicia scura aperta sul petto come a dire: sparate, avanti. Sembra un vecchio perditempo che da un muretto sbrecciato del New Jersey guardi - fino a dove l'occhio può immaginare - cosa stia diventando il suo Paese. Non lo ha fiaccato la delusione elettorale di due anni fa, quando si espose personalmente per Kerry. Springsteen resta in prima linea, armato del potere sovversivo di canzoni nate cinquanta, cent'anni fa, ma ancora così brucianti e, in modo obliquo, rivoluzionarie. Perché l'America, e per estensione il mondo intero, sta andando dannatamente peggio che mai. E Bruce te lo racconta, col suo mezzo sorriso beffardo - il De Niro sbandato di "Taxi Driver" che ti provoca soffiando: "Hey, stai dicendo proprio a me?". L'ultimo cantastorie d'Oltreoceano, azzarda qualcuno. «Oh, da noi c'è sempre bisogno di qualcuno che racconti, attraverso la musica o il cinema, come vanno le cose. I repubblicani hanno vinto perché avevano gente di quel tipo, dei narratori elettorali che hanno saputo battere il tasto dell'affetto e della paura. Io non voglio imporre il mio punto di vista a nessuno, cerco solo di presentarlo, voglio spiegare cosa abbia reso grande l'America e dove abbiamo sbagliato. La mia nuova canzone "American Land" parla del prezzo che siamo costretti a pagare quando perdiamo di vista i nostri valori più sani». Springsteen è in Italia per inaugurare il segmento europeo del suo tour autunnale: ieri a Bologna, e poi per altre sei date, fino al concerto romano del 10 ottobre. «E con questo voglio ringraziare tutti i miei fans italiani, che ci hanno sostenuto per tanti anni. L'ultima volta che abbiamo suonato qui, in maggio a Milano, mia moglie Patti mi propose di fare un giro più lungo da queste parti. Solo che lei, dopo il concerto di Verona, tornerà a casa per badare ai ragazzi: sapete, devono andare a scuola». Mica le elementari, ormai frequentano le high school. Ma lui, con una smorfia da killer taglia la lingua a quanti volessero chiedergli della sua presunta crisi matrimoniale con Mrs. Scialfa. Meglio lasciarlo parlare di robe serie: nella nuova edizione del cd «We shall overcome - the Seeger sessions», in uscita proprio oggi, ci sono (oltre a prezioso materiale video in un dvd arricchito di contenuti), ben cinque canzoni in più: tra queste, la vertiginosa «How can a poor man stand such times and live», ripensata da Bruce sul canovaccio di un brano popolare del '29, e adattata alla tragedia dell'uragano Katrina. Con l'ombra perfida di un Bush che spunta sulla scena del disastro, dice alle vittime «sono con voi», e poi gira i tacchi. E ancora, «Bring 'em home», l'inno pacifista che Pete Seeger aveva composto ai tempi del Vietnam e che il Boss ricolloca nella cornice irachena. «L'ho mischiata con altri versi di "Johnny comes marching home", che risale ai tempi della guerra civile, e l'ho ricollocata davanti a questa terribile tragedia. Portiamo a casa i nostri ragazzi al fronte. Non abbiamo le chance di finire questa guerra, né sappiamo come uscirne. Non capisco come gli Stati Uniti abbiano avuto di nuovo bisogno di mettere in moto la macchina bellica. Non lo capivo prima, e meno ancora adesso». E poi "American Land", dove Springsteen omaggia gli «immigrati, che sono sempre stati presenti nella storia del mio Paese. Quando ero ragazzo c'erano molti operai afroamericani, ma anche italiani, meticci, messicani, irlandesi, sempre in lotta per trovare il loro posto nella società». L'ha scritta lui, ma pare una giga d'epoca. «Beh, i musicisti che mi accompagnano sul palco sembrano una cittadina musicale, che rappresenta ogni angolo degli Stati Uniti, con i loro ritmi corali, gioiosi, gli shuffle di New Orleans, i gospel, il folk, le big bands, lo swing. Il rock è un tempo solo, qui ci sono mille battiti. Anche se non conosci il disco, al concerto puoi sentirti come a casa. Questa orchestra è un patrimonio di tutti: e mi permette di intrecciare la storia di queste canzon