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Verdone ama le donne. Solo sul set

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Ma è anche un uomo che ama ed è amato dalle donne, perché meglio di tanti suoi colleghi registi riesce a esaltare i caratteri femminili del grande schermo. E forse per questo, Carlo Verdone, nella decima edizione del Terra di Siena Film Festival, ideato da Maria Pia Corbelli e da lui diretto, ha dato spazio alle attrici italiane. Molte le dive ospiti del festival senese che si concluderà domani: Edwige Fenech, Barbora Bobulova, Elisabetta Rocchetti e Jasmine Trinca. Ampio risalto è stato dato ieri nelle città del Palio al convegno e alla retrospettiva curata da Mario Sesti su «La commedia delle donne. 1968 - 1988», un ventennio importante per l'evoluzione femminile artistica e sociale. Perché puntare proprio su quel ventennio? «È un ventennio - spiega Verdone - in cui il ruolo della donna è mutato radicalmente. Grazie anche all'esperienza femminista la donna prende coscienza di sé e si libera dai pregiudizi. Anche nel cinema, non è più oggetto del desiderio ma reinventa modelli e il suo ruolo, esplodendo sul piano emotivo, passa da arredamento scenografico a ruolo di protagonista. Persino nel filone erotico, dove interpreta la "bona" di turno, è pur sempre colei che troneggia, affiancata da uomini idioti che la desiderano». Da allora è molto mutato anche il rapporto uomo-donna, cosa le piace oggi della femminilità? «La caratteristica determinazione che deve sempre essere unita alla fragilità. Non mi pacciono le donne manager, quelle che devono tenere tutto sotto controllo». Lei ha lanciato tante brave attrici, ma a quale si sente artisticamente più legato? «Non è facile dirlo. Ognuna di loro rappresenta un momento importante della mia carriera e della mia vita. Dalla Muti di "Io e mia sorella" alla Giorgi di "Borotalco", fino alle commoventi insicurezze della Buy e alle ultime attrici che ho lanciato nella commedia: Asia Argento, trasgressiva e determinata nei suoi ruoli, e Claudia Gerini, ironica e sensuale. E mi fanno piacere i successi di Micaela Ramazzotti che iniziò con me in "Zora la vampira"». Quale carattere femminile del grande schermo, tra quelli delle ultime generazioni, l'ha colpita di recente? «Penso a Elisabetta Rocchetti, con la quale ho girato "L'amore è eterno finché dura". È un'attrice speciale, genuina, con una recitazione talmente forte e spontanea che mi ricorda le interpreti del Neorealismo italiano alla fine degli anni Quaranta». E come è stato lavorare sul set con la bella spagnola Elsa Pataky, l'ultima con la quale ha recitato in «Manuale d'amore - Capitoli successivi»? «Nel film di Veronesi interpreto il ruolo di un cinquantenne che perde la testa per una travolgente ventottenne, ragazza madre. Il mio personaggio è molto diverso da quello del primo "Manuale d'amore", dov'ero un borghese. Stavolta interpreto un proletario che vive alla Garbatella, un uomo che dopo una dura giornata di lavoro in smoking (è maitre in un ristorante) torna stanco e distrutto dalla sua famiglia normale. Nella sua vita irrompe una bellissima ragazza che gli regala una settimana incredibile ma anche tremenda. Elsa Pataky ha la stoffa della grande star in ascesa, appena approdata a Hollywood per il film d'azione ad alta quota "Snakes in a plane". È fantastica». Cosa l'attira di più nell'analisi del cambiamento sociale e culturale della donna? «Il fatto che la donna abbia voluto esprimere sinceramente le proprie emozioni. Anche a costo di perdere quella femminilità autorevole e maliziosa che l'aveva accompagnata nel tempo. Inevitabile il contraccolpo nel rapporto di coppia, dove l'uomo è ora fragile e spesso succube dell'iniziativa femminile». Qual è il suo ideale di donna? «Per ora, preferisco restare single. Immagino una donna capace di essere nello stesso tempo indipendente e seducente, ma anche saggia e fragile. Mi rendo conto che non è facile». Quale sarà la donna del suo prossimo film? «Non sarà una sola, ancora una volta sto scrivendo un film corale con Pasquale Plastino e di donne ce ne saranno

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