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L'opinione

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Cara Fallaci, anche gli sconfitti della Storia hanno ragioni

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Non so chi sia con te- un angelo o un diavolo, boh...- e non so se con te vorresti qualcuno di quelli che ora ti stanno incensando a colpi di "però, com'era brava..." e che magari qualche mese fa hanno scritto che eri una matta, fomentatrice d'odio. Io non ti ho mai amato né quando facevi la corrispondente di guerra con elmetto calcato in testa e tuta mimetica, né quando intervistavi e sbertucciavi i potenti, né ultimamente, quando hai scatenato le tue furie anguicrinite contro l'Islam e soprattutto contro un Occidente allo sbando di fronte al fanatismo kamikaze. In questo mondo di prepotenti e di impotenti, mi è sempre piaciuto il tuo coraggio, ma non la tua esibita protervia, il tuo straparlare di rabbia e di orgoglio. Hai detto delle cose giuste, altre ne hai nascoste: hai attaccato chi ci attacca - e questo è giusto - ma non hai voluto riconoscere - e questo è sbagliato - che forse chi ci attacca è stato a sua volta attaccato e magari è un po' incazzato per tante ferite non rimarginate, per tante umiliazioni che ha patito, per tante balle che è stato costretto a ingozzare - e che ora risputa - a proposito di democrazia, libertà, diritti dell'uomo ecc. ecc. Avrei voluto, cara Oriana, che tu dicessi: facciamo schifo adesso che gemiamo tremebondi di fronte a un Islam che ci vuole in ginocchio; ma abbiamo fatto schifo anche allora, quando abbiamo preteso di "liberarlo" nel segno degli immortali principi del 1789. Già, la Rivoluzione Francese, madre di tutte le ideologie. Obbligatoriamente da esportare. Per conquistare. Dall'Impero di Roma all'imperialismo delle nazioni rivoluzionarie; dalla forza del diritto (le armi di Roma) al diritto della forza (le armi dell'Occidente colonialista). Per carità, tutto questo ha una sua logica, risponde alle dure, realistiche leggi della "grande politica": però, riconosciamolo, non nascondiamo la spietata durezza che c'è dietro ogni guerra, non santifichiamo i vincitori, non sputiamo addosso ai vinti. Un tuo viziaccio. Ti capisco: sei nata e cresciuta in una famiglia liberale e antifascista, tuo padre e tua madre si sentivano oppressi dalla dittatura, militavano sotto le ardue insegne della libertà, ti hanno insegnato, piuttosto che a credere, obbedire e combattere, a dubitare, criticare e dibattere. Giusto, santo, sacrosanto, dunque, che tu, bimbetta o poco più, abbia fatto la Resistenza. Però, tu che agli americani liberatori del Vietnam non ci hai mai creduto, ti sei mai fatta venire un dubbio sugli americani liberatori dell'Italia? D'accordo, hanno eliminato una dittatura e riportato la democrazia, ma non ti è mai venuto il sospetto che avessero i loro begli interessi politici, economici, militari a schiacciare Italia e Germania, rimescolando a loro piacimento (e a piacimento dei liberatori sovietici) la carta geografica d'Europa? Vedi, cara Oriana, c'è un professore, Roberto Vivarelli, che ha insegnato Storia Contemporanea alle Normali di Pisa, è stato Presidente dell'Istituto Storico della Resistenza e, qualche anno fa, in un libretto intitolato "La fine di una stagione"(Il Mulino), ha spudoratamente confessato: a quattordici anni, ho combattuto tra i "disperati" di Salò contro gli americani invasori perché i miei genitori, fascisti, mi avevano trasmesso valori come la patria, il dovere, la fedeltà alla parola data, la sacra difesa del suolo nazionale. Il nostro prof. è antifascista dal '46, ma ha cercato di capire e di spiegare. Le sue ragioni e quelle degli "altri". Per te, invece, Piazzale Loreto, con Mussolini e i gerarchi appesi a capo all'ingiù, era uno scenario feroce ma giusto. Ma una come te, educata alla libertà, avrebbe dovuto chiedersi: quelli che odio e aborro sono "mostri" che vengono dagli abissi infernali ed è lì che li devo ricacciare? Il loro volto è solo un impasto sanguinolento? Hanno una storia? Magari dei "valori"? O solo io sono santa, pura e incontaminata? Ce l'avevano i fascisti di Mussolin

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