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Niente di nuovo nel gran ritorno di Michele Santoro

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«Anno zero» parte con Bertinotti

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Extracomunitari, degrado, morte sul lavoro, ospiti in studio che raccontano storie di ordinaria emarginazione e miseria. Linguaggio crudo, condito da qualche parolaccia. Insomma sono tornati i brutti, sporchi e cattivi di quella «Samarcanda» che tanti anni fa aveva un senso e rappresentava una novità. Solo che adesso non si trovano più nelle sperdute cittadine del profondo sud dove governava la Dc, ma nella civilissima Milano, con amministrazione di centro destra. Milano con le sue storie di ordinaria emarginazione, al centro della prima puntata di «Anno zero». E, ciliegina sulla torta, è arrivato alla fine il Presidente della Camera Bertinotti, intervistato da una emozionata Rula Jebreal e definito da Santoro «un rivoluzionario diventato presidente». Santoro ed i suoi ospiti, tra cui Marco Travaglio, hanno mandato avanti la trasmissione secondo l'antico schema dell'inchiesta sul posto. E come aveva anticipato, per gli argomenti toccati ha dato qualche dispiacere al centrodestra. Ma nella seconda toccherà al centrosinistra. Accanto al biondo Michele, Federica Borromeo, con le sue riflessioni, ha voluto rappresentare un modello femminile impegnato, da anti velina. E lui, l'uomo del gran ritorno? «Io sono un privilegiato. Nel nostro paese per far valere i propri diritti si deve essere privilegiati», ha detto il conduttore ad inizio trasmissione chiedendosi perché Biagi, Luttazzi e Sabina Guzzanti non sono ancora tornati in tv. Ma molto è risultato dejà vu: come il racconto del giornalista fattosi passare per extracomitario che ha raccontato le vessazioni subite. M. C.

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