Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

«Sono quel terrorista che è in ognuno di noi»

default_image

  • a
  • a
  • a

L'interprete di «Mean Streets», «I duellanti», «Thelma & Louise» è a Roma per presentare «Il mercante di pietre», che sarà da domani nelle sale. Nel cast anche il premio Oscar Frank Murray Abraham, Jane March, Jordi Mollà. Un film duro, schierato contro il terrorismo fondamentalista, firmato da Renzo Martinelli, già autore di film-denuncia come «Vajont», sul tragico crollo della diga, e «Piazza delle cinque lune», sui retroscena dell'omicidio Moro. Un film accusa contro un terrorismo che appare figlio non della miseria, ma della bruta ferocia, del fanatismo e del calcolo politico. Keitel però, interprete raffinato, per molti uno dei migliori attori di livello internazionale, non vede i buoni da una parte e i cattivi dall'altra. E la soluzione di tutto, per lui, sta solo nel dialogo e nella comprensione. «Sono stato un marine, convinto di quello che facevo - ha spiegato - anche se poi ho capito l'inutilità della guerra in Vietnam. Ma l'ho capita parlando con i miei amici attori e leggendo, in particolare un libro: "L'arroganza del potere". Ma questo - ha aggiunto - ai bambini delle scuole coraniche non è permesso, non ne hanno la possibilità. Io ho cambiato idea commettendo tanti errori, ma se un ragazzino istruito solo a ripetere i versetti del Corano non incontra qualcuno che gli fa cambiare idea, cosa può succedere?». Nel film di Martinelli Keitel fa la parte del terrorista «dormiente», un uomo che, solo apparentemente ha una vita normale, ma è pronto, nell'ombra, a preparare attentati. «Il mio personaggio - ha detto - è tutti noi. Non possiamo pensare di non avere responsabilità, in parte, nelle guerre e negli orrori di oggi». Il suo terrorista, «rappresenta il lato che tutti noi abbiamo, che scende in trincea, si radicalizza, e non concede più spazio o tolleranza agli altri. L'obiettivo principale del film - aggiunge - è provocare la discussione. Tutti noi, giornalisti, romanzieri, poeti, cineasti, attori, capi indiani, dobbiamo smettere di attaccarci e pensare che siamo cittadini del mondo. Io sono un padre, sono stato un marine, amo la vita, voglio che i miei figli e quelli di tutti gli altri sopravvivano. Dobbiamo alzarci e parlare, ma anche ascoltare le opinioni di chi è diverso da noi». E anche se le sue idee in molti punti si scostano da quelle espresse da Martinelli nel film, Keitel difende a spada tratta il regista accusato, con questo suo lavoro, di aver creato una realtà dove tutto è troppo bianco o troppo nero. «Anche se posso non condividere tutte le sue idee, ho una profonda ammirazione per Renzo, per come si è espresso», ha detto. Fra i prossimi progetti dell'attore ci sono la commedia «My sexiest year» di Howard Mimelstein, il sequel del kolossal d'azione «Il mistero dei templari» con Nicolas Cage e potrebbe partecipare anche al nuovo film di Theo Angelopoulous, «The dust of time» del quale dovrebbe essere protagonista insieme a Willem Dafoe e Bruno Ganz. Keitel, che con il regista greco ha già lavorato in «Lo sguardo di Ulisse», mette però le mani avanti: «Non so se lo farò», dice. Ma lui, che nella carriera ha già collezionato più di cento film come attore, oltre al lavoro teatrale e all'attività di produttore, difficilmente dice di no alla creazione di un nuovo personaggio.

Dai blog