Quel saggio di diploma è un buon film giovanile
Visto dal critico
UN'OPERA prima italiana. Però ante litteram, perché si tratta, in realtà, del saggio di diploma di un allievo del Centro Sperimentale di Cinematografia ritenuto così valido che, a cura dell'Istituto Luce e di Rai Cinema, è stato distribuito nelle sale. Il suo regista, del resto, il giovane torinese Francesco Amato, ancora prima di diplomarsi, oltre ad avere collaborato come assistente con Pupi Avati per «Il cuore altrove», aveva realizzato dei documentari e dei cortometraggi presentati e anche premiati in vari festival. In questo saggio, naturalmente, si occupa di coetanei raccontandoli in uno dei loro momenti più cruciali, un cattivo risultato scolastico che induce i genitori a impedire al protagonista, il diciassettenne Daniele, di soddisfare il suo sogno più grande, quello, durante le vacanze, di un lungo viaggio attraverso l'Europa. Daniele, però, non si dà per vinto, così scappa, senza soldi, senza sostegni, convinto di riuscire egualmente a realizzare il suo progetto. Si fermerà, invece a cinquanta chilometri da Roma, sul litorale di Anzio, dove il gestore di uno stabilimento abusivo, per farsi ripagare da certi danni che lui gli ha provocato, lo costringerà ai lavori più faticosi e più umili. Con conseguenze, però, non così negative come agli inizi potevano sembrare perché Daniele il suo "viaggio" riuscirà a realizzarlo egualmente nei piccoli spazi in cui è stato costretto e, finita l'estate, si ritroverà più conscio e più maturo. Persino, forse, con una ragazza al fianco che, anche lei, un suo percorso positivo era arrivata a compierlo. Un viaggio, perciò, come formazione. Secondo uno schema già da tempo visitato dal cinema, risolto però dall'esordiente Amato, che si è scritto il testo con un coetaneo, Andrea Agnello, con una certa freschezza ed anche, nel disegno dei caratteri — quello centrale e gli altri di contorno — con una vivacità che accetta colori precisi, alcuni attraversati da un umorismo gentile. Naturalmente, soprattutto nella costruzione del racconto, degli impacci e delle esitazioni si fanno avanti, specie quando si profila la tendenza ad imitare un certo cinema giovanilistico recente, ma l'impresa ha un suo garbo e può convincere. Con il contributo di un gruppo di interpreti, quasi tutti, anch'essi, allievi e ex allievi del Centro Sperimentale. In prima fila il protagonista, Daniele De Angelis. Crescerà e potrà farsi una strada.